Morra

Antico gioco popolare, la Morra, in alcune località, è ancora praticata. Velocità, astuzia e intuito sono le caratteristiche indispensabili che devono avere i giocatori di Morra, che abbassando simultaneamente le loro mani, indicano un numero con le dita, gridando al contempo un numero (da due a dieci), per indovinare a quanto assommano le dita dei giocatori. Vince chi indovina. Se tutti i dichiaranti indovinano, oppure sbagliano, la giocata è nulla.

Cenni Storici

Il significato della parola “Morra” è tuttora ignoto; probabilmente deriva da latino “murris” (mucchio, cumulo di pietre), anche se i Romani in realtà chiamavano il gioco “micatio”, dal verbo “micare” (saltellare), sottintendendo “digitis” (dita). Il fatto che probabilmente i primi giocatori di Morra furono dei pastori, seduti su pietre a sorvegliare i loro greggi di pecore, avvalora l’ipotesi che il nome del gioco derivi dal termine “murris”.

Ancor oggi in Abruzzo e in Molise, in passato terre di pastori, si usa l’espressione “morra di pecore” per indicare un gruppo di ovini racchiusi in un’area delimitata da muretti di sassi. Un’altra ipotesi è che il nome derivi dal termine mediterraneo “Morra” che significa rissa, confusione, frastuono; il gioco, in effetti, è molto concitato, rumoroso, quasi violento. Per alcuni proprio la mano chiusa ha dato il nome al gioco.  Ricorderebbe infatti la “mora”, il frutto di bosco assai ben conosciuto nelle società contadine. Non è però questa l’ipotesi più convincente. Per taluni morra o mora deriverebbe dalla diffusione del gioco tra gli arabi, e quindi tra i Mori. Per altri deriverebbe dal francese “mourre”.

Quel che è certo è che in Italia le prime tracce si trovano in uno scritto medioevale del 1324, scoperto a Santa Anatolia in provincia di Macerata. In esso si parla di “Morre” facendo riferimento ad alcuni giochi del tempo. Il gioco della “mora” (con un’erre sola) compare anche nel “Vocabolarietto della lingua furbesca”, scritto nel 1480 da Luigi Pulci.

Il gioco della Morra fu proibito nel 1931 dal regime fascista, per motivi di ordine pubblico perché considerata gioco d’azzardo e quindi molto spesso causa di liti e risse. E’ in vigore tutt’oggi il divieto di giocare alla morra nei locali pubblici in tutte le regioni italiane (sulla base del Testo Unico per le Leggi in materia di Pubblica Sicurezza, T.U.L.P.S.), salvo il Trentino Alto Adige dove da qualche anno è possibile praticare legalmente il gioco della morra anche pubblicamente.

Nonostante i divieti, le numerose comunità di giocatori di Morra riescono a tener più che vivo questo gioco, organizzando incontri e tornei che promuovono e diffondono quest’attività anche tra le nuove generazioni, che vedono nella Morra, come negli altri giochi tradizionali, un modo diverso di stare insieme e divertirsi.

Fonte: A.G.A.

Un commento

  1. E’ davvero un vero piacere leggere questi articoli: complimenti anche perché sono ben raccontati. Grazie. Giuseppe Perugini

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