1811-1877 (medico)
Il dott. Giovanni Battista Valcasali, nato a Brisighella (RA) il 20 luglio 1811, conseguì l’abilitazione per l’esercizio della professione medica nel 1843 e nel gennaio del 1848, si trasferì a Montecosaro dove vi rimane sino al 1855.
La sera del 13 dicembre 1849, un “conato di rivoluzione popolare” si riversò nella piazza e nelle strade di Montecosaro: si trattò di un tumulto facente parte della schiera dei tumulti minori che compongono il grande apparato rivoluzionario risorgimentale. Al tumulto parteciparono numerosissime persone che, accomunate dalle idee risorgimentali, scesero in piazza, facendo preoccupare le autorità fino all’intervento armato delle colonne austriache. La connotazione del tumulto è senza dubbio repubblicana e antipapalina e vede il ruolo politico centrale del conte Antonio Gatti, oggi ricordato come benefattore. La causa di questo tumulto fu il licenziamento in tronco del dott. Giovanni Battista Valcasali a causa della sua amicizia con i liberali. Quest’avvenimento risorgimentale vide una forte partecipazione degli artigiani del paese agli ideali risorgimentali.
Il tumulto del 1849 fu provocato da un folto gruppo di persone in difesa del medico Valcasali, licenziato perché troppo amico dei liberali. Quest’ultimo era fuggito dalla terra dei propri avi, la Romagna, a causa, è lecito pensare, della sua fede politica: infatti, risulta che il suddetto medico, se non proprio un agente mazziniano, doveva tenere uno dei fili importanti della comunicazione repubblicana tra Marche e Romagna. La causa della “fuga”, o, per meglio dire, dell’esilio volontario di Giovanni Battista Valcasali dalla Romagna è proprio questa sua fede politica di stampo liberale: infatti, il Valcasali era molto conosciuto nella zona di Brisighella date le grandi proprietà terriere della famiglia e gli stessi membri godevano di una fama di papalini convinti. Dal 1856 al 1876 visse a Pollenza dove venne chiamato a dirigere, quale primario, l’Ospedale civile. Giovanni Battista sposò Rosa Farroni e con lei ebbe 5 figli. Morì a Pollenza il 6 ottobre 1877.
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