Vitto’ de Francesco’

foto celentano

“E così la seconda storia che vi voglio raccontare, è quella del pastore Serafino. Al mondo antico chiuso nel suo cuore, la gente del duemila ormai non crede più…”. Iniziavano così le strofe della ballata di “Serafino”, il celebre film interpretato da Adriano Celentano. Anch’io vorrei iniziare a raccontare questa storia partendo dalla fine. Siamo nel 1968 ed erano cominciate da poco le riprese cinematografiche, girate soprattutto dalle nostre parti: Arquata del Tronto, Spelonca, Amatrice. In quest’ultima località, il regista Pietro Germi aveva deciso di inserire la scena della Caserma, dove Fiorin Serafino svolgeva il servizio militare dal quale verrà congedato per “insufficienza mentale”. Qui si sono ritrovati due amici commilitoni che, alcuni anni prima, avevano trascorso insieme i giorni del C.A.R. (Centro Addestramento Reclute). I famosi quaranta giorni, abbondantemente conditi da guardie, marce e gavettoni! Uno dei due era, naturalmente, Celentano mentre l’altro, a sorpresa, il nostro compaesano Vittorio Tolentinati, meglio conosciuto come “Vitto’ de Francesco’”.

Incredibile ma vero, era avvenuto che, il famoso cantante e lo sconosciuto lattarolo, finissero nella stessa Compagnia. Per tale motivo, quel giorno Vittorio si fece accompagnare in Lambretta ad Amatrice dal suo amico “Pelucco” (Luigi Foresi). Approfittando di una breve pausa nelle riprese, Vitto’ riuscì ad avvicinarsi al set e chiamare ad alta voce: ” Adrianoooo…”. Dopo un attimo d’imbarazzante silenzio, seguì un altrettanto “grido di colore”: “Nasiiii…”. Al che i presenti, attori e tecnici, pensando ad una nuova “gag del molleggiato”, rimasero prima allibiti e poi divertiti dall’abbraccio caloroso tra i due soldati d’avventura…Adriano chiamò subito Claudia Mori per presentargli “Nasi”, come lo aveva battezzato per via del naso ingombrante. Raccontò alla moglie come, con la sua spontanea simpatia, Vittorio, fosse l’unico a riuscire nell’intento di farlo cantare nei tanti cori inscenati tra camerati. “Canto – gli diceva – solo se mi accompagni tu…” e Vitto’, senza conoscere una nota musicale e stonato come ‘na campana, attaccava la banda! Siamo alla fine del 1960, Adriano Celentano era già un cantante conosciuto ma non completamente affermato.

L’occasione arrivò puntuale alcuni giorni dopo quando, con una licenza speciale, l’allora Ministro alla Difesa Giulio Andreotti, concesse il permesso di andare a Sanremo, dove “il re degli ignoranti” portò al successo la canzone “24.000 baci”. La sua esibizione fece particolarmente scalpore perché, per la prima volta, un cantante si presentava alla ribalta volgendo le spalle al pubblico per poi, all’attacco musicale, girarsi di scatto…Ebbene, sapete con chi aveva provato prima quella scena? Con il “lattarolo de Monteco’”! Ancora oggi mi rivedo davanti la sua immagine, spuntare dalla salita delle Fonti e venire su con il suo mitico “carretto di Zio Tom” a consegnarci il latte, girando per le vie del paese. A proposito, pensavo di conoscerle tutte, ma evidentemente mi mancava la via Gluck…

Paolo Marinozzi

Museo Cinema a Pennello
Via Saffi 81 62010 Montecosaro (MC)

Un commento

  1. I racconti di questo straordinario Signore sono tutti belli, brillanti, interessanti. Egli sa raccontare con particolare sapore le storie di uomini e donne di una volta, di tanti anni addietro. Storie che fanno riflettere e pensare: storie vere e gradevolissime. Complimenti. Giuseppe Perugini

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