- A casa de puritti, non manga trozzi.
Nella casa dei poveri, non mancano i tozzi di pane. - A ‘cchiappa’ le mosche!
Ad acchiappare le mosche! (Fare azioni senza concludere niente) - A chi magna sempre li puji, je vène voglia de pulenta.
A chi mangia sempre polli, vien voglia di polenta. - A chi non vole crede, non je serve mille testimoni.
A chi non vuol credere, poco valgono mille testimoni. - A chi non vole fa’ fatiche, la terra produce ortiche.
A chi non vuol far fatiche, il terreno produce ortiche. - A chi vatte forte, je se apre le porte.
A chi batte forte, si apron le porte. - A cocco de pippa!
Va tutto bene. - A dicembre ‘gni cosa adè sacra e preziosa.
A dicembre ogni cosa è sacra e preziosa. - A esse’ joeni, se ‘mbara da vecchi.
Ad essere giovani, si impara da vecchi. - A fa’ der be’ a li somari, po’ se pija li carci!
Se fai del bene agli asini, poi prendi i calci! (Non bisogna fare del bene a chi non lo merita) - A fa’ la barba se sta ve’ un jorno, a pija’ moje se sta ve’ un mese, a’ mmazza’ lo porco se sta ve’ un anno.
A far la barba si sta bene un giorno, a prender moglie si sta bene un mese, ad ammazzare il maiale si sta bene un anno. - A fine tosatura pesemo la lana.
A fine tosatura pesiamo la lana. (Alla fine del lavoro si vedono i risultati) - A giugno, farge in pugno.
A giugno falce nel pugno (E’ ora di mietere il grano). - A lacrime d’erede, è matto chi ce crede.
Non credere alle lacrime degli eredi. - A lascia’ sta’, je se frecò la moglie.
A forza di lasciar perdere, gli portò via la moglie. - A li macelli ce va’ più li vo’ che li vitelli.
Ai macelli van più buoi che vitelli. - A li matti e a li frichi, non se deve promette gnie’.
Ai pazzi ed ai fanciulli, non si deve prometter nulla - A lo cavallo bono, non je devi di’: trotta!.
Al cavallo buono, non occorre che gli dici: trotta! - A lo medeco, a lo confessore è all’avvocato, bisogna di’ ogni peccato.
Al medico, al confessore e all’avvocato, bisogna dire ogni peccato - A lo patro’ che ‘de un margutto, non je fa sape’ quant’è boni li fichi co’ lo prosciutto!
Al padrone che è un tonto, non fargli sapere quanto sono buoni i fichi con il prosciutto! - A lo poretto manca tante cose, a lo tirchio tutto.
Al povero mancano tante cose, all’avato tutte. - A lo scuro, la villana, adè bella quanto la dama.
Al buio, la villana, è bella quanto la dama - A lo villa’, se je dai un deto, te se pija tutte le ma’.
Al villano, se gli dai un dito, si prende tutta la mano. - A marzo, lo frico vello va scarzo.
A marzo, il bel bambino va scalzo. - A Monteco’, se nn è matti, non ce li vo’ e se nn è matti per be’, non ce li vo’ per gnie’.
A Montecosaro, se non sono matti non ce li vogliono e se non sono matti per bene, non ce li vogliono per niente. - A morì e a paga’ vene sempre a tempo.
A morire e a pagare viene sempre in tempo. - A Nata’ su lo balco’, a Pasqua co’ lo tizzo’.
A Natale sul balcone, a Pasqua con il camino acceso. - A nèe de dicembre fa vene a e sumende.
La neve di dicembre fa bene per i semi. - A ogni cioetta je piace lo figlio suo.
Ad ogni civetta piace il suo figlio. - A parole lorde, recchie sorde.
A parole insensate, orecchie sorde. - A Sammarti’, lo mosto diventa vi’.
A San Martino il mosto diventa vino. - A Sammarti’, se proa tutto ‘o vì.
A San Martino (11 novembre), si prova tutto il vino. - A san Lorenzo lo dente, la noce gghià sente.
A san Lorenzo (10 agosto) il dente, la noce già sente. - A trippa piena se rajona mejo.
A pancia piena si ragiona meglio. - A vrocca che va a la fonde, o se smaneca o se roppe.
Alla brocca che va alla fonte o si rompe il manico o si rompe. - Acqua de san Lorenzo venuta pe’ tembo; se alla Madonna vène, va ancora bene; tardiva, sembre bona quanno arriva.
Acqua di san Lorenzo (10 agosto) venuta per tempo; se alla Madonna (15 agosto) viene, va ancora bene; tardiva, sempre buona quando arriva. - Acqua e chiacchiere non fa’ frittelle.
Acqua e chiacchiere non fanno frittelle. - Adè la morte sua!
È molto buono (riferito al cibo). - Ade’ sempre li stracci che va’ per aria.
Sono sempre gli stracci che vanno per aria. - Aecce sembre da fa’, adè ‘n segreto pe’ non invecchia’.
Avere sempre da fare, è un segreto per non invecchiare. - Agosto: moje mia non te conosco.
Agosto: moglie mia non ti conosco. - Agosto, papera arrosto.
Agosto, papera arrosto. - All’umirtà felicità, all’orgoglio calamità.
All’umiltà felicità, all’orgoglio calamità. - Amato mai sarrai, se a te solo penzerai.
Mai sarai amato, se penserai solo a te stesso. - Amore che nasce de malatia, quanno se guarisce passa via.
Amor che nasce di malattia, quando si guarisce passa via. - Amore de villeggiatura, poco vale e poco dura.
Amore di villeggiatura, poco vale e poco dura. - Amore nòo va e vène, amore vecchi se mantène.
Amor nuovo va e viene, amor vecchio si mantiene. - Amore onorato, nè vergogna nè peccato.
Amore onorato, né vergogna né peccato. - Amore senza baruffa, fa la muffa.
L’amore è bello litigarello. - Anghe la regina c’ha visogno de la vicina.
Anche la regina ha bisogno della vicina. - Anghe l’occhi vo’ la parte sua.
Anche gli occhi vogliono la loro parte. - Anghe se c’hai li quatrì’, si sembre un contadi’!
Anche se hai i soldi, sei sempre un contadino! - Anghe su lo trono se conzuma le carze.
Anche sul trono si consumano i pantaloni. - Anghe le purci c’ha la tosce.
Anche le pulci hanno la tosse. - Aprì e majio adè e chiae dell’anno.
Aprile e maggio sono le chiavi dell’anno. - Aprì fa ‘o fiore, majio je dà ‘o colore.
Aprile fa il fiore, maggio gli da il colore. - Apri’, tre pioicciche a lo dì.
Aprile, tre pioggerelle al giorno. - Ara ne lo mare e ne la rena semina, chi crede a le parole della femmina.
Ara nel mare e nella rena semina, chi crede alle parole della femmina. - Aria d’imbortanza, diploma d’ignoranza.
Aria d’importanza, diploma d’ignoranza. - Attende che vutti jo lo vuttiglio’!
Attento che fai cadere la bottiglia! - Batti lo ferro finch’è callo.
Batti il ferro finchè è caldo. - Ca’ e gatta, tre ne porta, tre ne allatta.
Cane e gatta, tre ne portano e tre ne allattano. - Ca’ scottato, non se scotta più.
Cane scottato, non si scotta più. (Chi ha preso una fregatura, in futuro sarà più prudente) - Cala jo da ‘sso paja’!
Scendi dal pagliaio (Vantati di meno)! - Camba e fa’ camba’!
Vivi e lascia vivere! - Candi, valli o porti la croce?
Canti, balli o porti la croce? (Si dice alle persone indecise) - Cannelora, dell’inverno semo fora; se ce negne e se ce pioe, ce ne sta quarantanoe.
Candelora (2 febbraio), dell’inveno siamo fuori, se nevica o piove, lo farà per 49 giorni. - Casa co’ bon vicino, vale de più de quarghe fiorino!
Casa con buon vicino, vale di più di qualche fiorino! - Casa fatta e vigna posta, non se sa quello che costa!
Casa fatta e vigna impiantata, non si sa quanto costano! - Casa ‘nasconne ma no’ ‘rrubba!
Casa nasconde ma non ruba. - Cciacchete l’ogne!
Acciaccati le unghie! (Si dice nei confronti di quelli che si annoiano) - Cerca lavoro e prega Dio de non troallo.
Cerca lavoro e prega Dio di non trovarlo. - Cerca lo somaro e je sta sopre la groppa!
Cerca il somaro e gli sta sopra! (Questo detto si usa quando si ricerca una cosa che è vicina) - C’ha le recchie come lo somaro.
Ha le orecchie come l’asino. (Detto a chi non studia) - C’ha vend’anni comme lo porco!
Ha vent’anni come il maiale! (È maggiorenne e vaccinato ed è capacissimo di fare qualsiasi cosa) - C’hai la testa pe’ spartì le ‘recchie!
Hai la testa solo per dividere le orecchie (Sei stupido)! - Che cerchi, quattro castagne pe’ riccio?
Cosa cerchi, quattro castagne per riccio? (Quando si vogliono le cose impossibili) - Che c’ha da fa’ la gatta, se la padrona è matta?
Cos’ha da fare la gatta, se la padrona è matta? - Che metti la cravatta a lo porco?
Che metti la cravatta al maiale? (Si dice quando qualcuno tenta di scimmiottare i signori) - Che piji lucciole pe’ lanterne?
Scambi le lucciole con le lanterne? - Che te s’è morta la viocca sull’oe?
Ti è morta la chiocchia sulle uova? (Si dice ad una persona che ad una festa resta in disparte) - Che te s’è ‘nnacquarito lo cervello?
Ti si è annacquarito il cervello? (Sei andato fuori di testa) - Che ve pijesse un gorbo per uno: vuà magnete e io digiuno!
Che vi prendesse un colpo, voi mangiate e io digiuno! - Che vo mbarà la messa a lo prete?
Ma puoi insegnare la messa al prete? - Chi canda a taola o a letto, adè un matto perfetto.
Chi canta a tavola o a letto, è un matto perfetto. - Chi caregghia lo mèle, se lecca le deta.
Chi trasporta il miele, si lecca le dita. - Chi ‘ccarezza la mula, remedia carci.
Chi accarezza la mula, rimedia calci. - Chi c’ha cuscienza ‘n se ‘rricchisce.
Chi ha coscienza non si arricchisce. - Chi c’ha fabbreca, chi non c’ha disegna.
Chi è possidente fabbrica, chi non ha niente disegna. - Chi c’ha li commodi e non se ne serve, non troa confessore che l’assorve.
Chi ha le comodità e non se ne serve, non trova confessore che l’assolva. - Chi c’ha lo pa’ non c’ha li dendi, chi c’ha li dendi non c’ha lo pa’.
Chi ha il pane non ha i denti, chi ha i denti non ha il pane. - Chi c’ha lo sale ccunnisce le rape, chi non ce l’ha le magna sciape.
Chi ha il pepe condisce le rape, chi non ce l’ha le mangia insipide. - Chi c’ha pochi quatrì sembre li conda; chi c’ha la moje vella sembre canda.
Chi ha pochi soldi sempre li conta; chi ha la moglie bella sempre canta. - Chi de ‘na donna vrutta se ‘nnamora, felice co’ essa ‘nvecchia e l’ama ancora.
Chi di una donna brutta s’innamora, lieto con essa invecchia e l’ama ancora. - Chi de rangori adè pieno, magna pa’ e veleno.
Chi di rancori è pieno, mangia pane e veleno. - Chi dice d’aè sempre rajo’ e mai sbaja’, sicuramente è matto da lega’.
Chi dice di avere sempre ragione e mai sbagliare, sicuramente è un matto da legare. - Chi dice donna dice guai, chi dice omo pegghio che mai.
Chi dice donna dice guai, chi dice uomo peggio che mai. - Chi disprezza lo padre adè come un vestemmiatore, chi disprezza la matre adè maledetto da lo Signore.
Chi disprezza il padre è un bestemmatore, chi disprezza la madre è maledetto dal Signore. - Chi domanna quello che non dovrìa, sente quello che vorrìa.
Chi domanda ciò che non dovrebbe, ode quel che non vorrebbe. - Chi fa e non lascia fa’, c’ha più gatte da pela’.
Chi fa e non lascia fare, ha più gatte da pelare. - Chi fa la carità, adè ricco e no’ lo sa.
Chi fa la carità, è ricco e non lo sa. - Chi fa la fascina, se la porta.
Se fa la fascina, se la deve trasportare. (Chi procura il lavoro se lo deve fare) - Chi fa Natà a lo sole, fa Pasqua su lo fòco.
Chi trascorre il Natale al Sole, fa la Pasqua sul fuoco. - Chj fa vona vita, fa vona morte: le vigije e li diju’ è fatte pe’ li cuju’.
Chi fa una buona vita, fa una buona morte: le vigilie e i digiuni sono fatti per i coglioni. - Chj fa uso de verdura, vive sano e a lungo dura.
Chi fa uso di verdura, vive sano e a lungo dura. - Chi fadiga magna, chi non fadiga magna e bèe.
Chi lavora mangia, chi non lavora mangia e beve. (Di solito i furbi se la passano meglio) - Chi fiji, chi fijastri!
Chi figli, chi figliastri! (Quando le persone non vengono trattate allo stesso modo) - Chi guarda lo cartello, no’ magna lo vitello.
Chi guarda il cartello, non mangia il vitello. - Chi lascia la strada vecchia pe’ la noa, sa quello che lascia, non sa quello che troa.
Chi lascia la strada vecchia per la nuova, sa quello che lascia, non sa quello che trova. - Chi magna co’ lo curtello, no’ rrembie lo vudello.
Chi mangia con il coltello, non riempie lo stomaco. - Chi magna e no’ ‘nvita, se pozza strozza’ a ogni mujica.
Chi mangia e non invita, possa strozzarsi a ogni mollica. - Chi magna la pulenta e bée l’acqua, arza la cossa e la pulenta scappa.
Chi mangia la polenta e beve l’acqua, alza la coscia e la polenta scappa. - Chi magna, magna, le veute deve esse’ pari.
Chi mangia, mangia, le bevute devono essere pari. (Non è corretto rifiutare un buon bicchiere di vino quando ci trova in compagnia) - Chi magna senza vèe, mura a secco.
Chi mangia senza bere, mura a secco. (Mangiare senza bere è come fare un muro senza cemento) - Chi mal pensa, mal fa!
Chi pensa male, agisce male! - Chi marito vole pija’, tande cose non deve guarda’.
Chi vuole prendere marito, non deve guardare tante cose. - Chi mena per primo, mena du’ orde.
Chi colpisce per primo, colpisce due volte. - Chi mette lo vì dentro la minestra, saluta lo medeco da la finestra.
Chi mette il vino dentro la minestra, saluta il medico dalla finestra. - Chi nasce tonto, non po’ mori’ sverdo.
Chi nasce tonto, non può migliorare. - Chi non je piace de fadiga’, lo prete o lo frate deve fa’.
Quelli a cui non piace lavorare, devono fare o il prete o il frate. - Chi non ‘ngrassa le scarpe, ‘ngrassa li carzola’.
Chi non ingrassa le scarpe, ingrassa il calzolaio. - Chi non fa gnente, de tempo ce n’ha pe’ critica’ la jente.
Chi non fa niente, di tempo ce n’ha per criticar la gente. - Chi non fadiga tutti li dì, in miseria ha da finì.
Chi non lavora tutti i dì, in miseria deve finire. - Chi non more se rvede!
Chi non muore si rivede! (Detto ad una persona che non si vede da tempo) - Chi non mostra, non venne.
Chi non mostra, non vende. - Chi non sa bene ‘ccotà, la fàrgia e lo fargetto non deve usa’.
Chi non sa bene affilare (le lame), la falce e il falcetto non deve usare. - Chi non se ‘ccontenta de l’onesto, perde lo manico co’ lo cesto.
Chi non si accontenta della persona onesta, perde il manico e il cesto. - Chi non se vole mai annojà, de lo male de li vicini ha da parla’.
Chi non si vuole mai annoiare, del male dei vicini ha da parlare. - Chi paga andicipato, adè matto o adè esardato.
Chi paga anticipato, o è matto o esaltato. - Chi pe’ lo foco, chi pe’ la legna, per magná’ tutti se ‘ngegna.
Chi per il fuoco, chi per la legna, per mangiare tutti si ingegnano. - Chi pensa in granne, sbaja in granne.
Chi pensa in grande, sbaglia in grande. - Chi perde tembo, vutta lo vi’ jo lo mare.
Chi perde tempo, versa il vino nel mare. - Chi pija moje pija guai, chi no’ la pija non je manga mai.
Chi prende moglie prende guai, chi non la prende, prende guai lo stesso. - Chi pòta de magghio e zappa d’agosto, non spettesse nè pa’ nè mosto.
Chi pota di maggio e zappa d’agosto, non si aspettasse nè pane nè mosto. - Chi rubba fa la robba, chi sgobba fa la gobba.
Chi ruba accumula il capitale, a chi lavora viene la gobba. - Chi scallò campò, ma chi magnò murì!
Chi ha lavorato per il benessere è vissuto e chi ha mangiato (anche figurativamente) è morto. (i politici, i regnanti di solito si trovano nella seconda categoria) - Chi se loda, se sbroda.
Chi si elogia troppo finisce per danneggiarsi.
- Chi se ‘ssomiglia, se pija.
Chi si assomiglia, va d’accordo. - Chi se vanta da solo, non vale un fasciolo.
Chi si vanta da solo, non vale un fagiolo. - Chi se venne a lo mejo offerente, de moralità non ce n’ha proprio gnente.
Chi si vende al miglior offerente di moralità non ne ha proprio niente. - Chi spera su lo joco de lo lotto, non magna nè crudo nè cotto.
Chi spera sul gioco del lotto, non mangia nè prosciutto crudo nè prosciutto cotto. - Chi sputa per aria, je rcasca addosso.
Chi sputa in aria, riceverà lo sputo addosso. - Chi sumenda a ottovre, mète a giugno.
Chi semina ad ottobre, miete a giugno. - Chi te dice de sci, te paga de bèe.
Chi ti dice di si, ti paga da bere. - Chi te vòle male, te lliscia lo pelo.
Chi ti vuole male, ti liscia il pelo. - Chi troppo se conziglia, moje non pija.
Chi accetta troppi consigli, non riesce a prendere moglie. - Chi va per frecà, rmane frecato.
Chi va per rubare, rimane derubato. - Chi vèe lo vi’ prima de la minestra, saluta lo medeco da la finestra.
Chi beve il vino prima della minestra, saluta il medico dalla finestre. (Bere il vino prima della minestra fa bene) - Chi vo’ a Cristo se lo deve prega’, chi vo’ lo pa’ se lo deve guadagna’.
Chi vuole Cristo se lo deve pregare, chi vuole il pane se lo deve guadagnare. - Chi vò verdura fresca vaca all’orto, chi vò lo pesce caro vaca jo lo porto.
Chi vuol verdura fresca vada all’orto, chi vuol pagare caro il pesce vada al porto. - Chi vo’ vive e vo’ sta’ bbene, ha da piglià lo monno come vène.
Chi vuol vivere e star bene, deve prendere il mondo come viene. - Chi vole proà le pene dell’inferno, faccia lo fabbro d’estate e lo murato’ d’inverno.
Chi vuole provare le pene dell’inferno, faccia il fabbro d’estate e il muratore d’inverno. - Chi vole vive’ in pace, scorda, vede e tace.
Chi vuol vivere in pace, ascolta, vede e tace. - C’agghio tante fregne pe’ la testa.
Ho tante preoccupazioni. - Cipolla cruda sana lo stommeco.
Cipolla cruda fa bene allo stomaco. - Ci sta più lengue a chiacchiera’, che ma’ a fadiga’!
Ci sono più lingue che chiacchierano, che mani che lavorano. - Co’ la fadiga non s’è ‘rricchito mai gnisciu’.
Con il lavoro non si è arricchito mai nessuno. - Co’ la moje a lato, l’omo è sembre beato.
Con la moglie al fianco, l’uomo è sempre beato. - Co’ la pulenta e la patata, ogni fame è saziata.
Con la polenta e la patata, ogni fame è saziata. - Co’ l’acqua tiepida non se còce gniè.
Con l’acqua tiepida non si cuoce niente. - Co’ lacrime e lamenti, non se cura lo mar de denti.
Con lacrime e lamenti non si cura il mal di denti. - Co’ le ma’ de ‘n’andro è facile tocca’ lo foco.
Con le mani di un altro è facile toccare il fuoco. - Co li matti, non ci sta li patti.
Con i matti, non ci son patti. - Co’ lo foco, co’ la donna e co’ lo mare, ci sta poco da scherzare.
Con il fuoco, con la donna e con il mare, c’è poco da scherzare. - Co’ lo freddo non se ‘ppuzza gnie’!
Con il freddo il cibo non si rovina. - Co’ ‘na fava, pija du’ picciu’!
Con una fava prende due piccioni! (Si dice quando con un’operazione si ottengono due risultati) - Co’ ssa testa ce spacchi la legna!
Con quella testa ci spacchi la legna. (Si dice a persone cocciute) - Comanni come lo due de vriscola!
Comandi come il due a briscola! (Non comandi niente). - Come te se mintùa?
Come ti chiami? - Come va? Come li sùrici fra lo gra’!
Come va? Come i topi nel grano! (In pratica: va molto bene!) - Compà!
Compare! (Richiamo rurale marchigiano) - Conta più la pratica che la grammatica.
Sono più importanti i lavori manuali che quelli intellettuali. - Cornuto e mazziato.
Cornuto e bastonato. (Si dice di persona a cui vanno tutte le cose storte) - Cresce l’anni, cresce li malanni.
Crescono gli anni, aumentano i malanni. - Cristo fa l’anzalata e lo diaolo la ‘ccunnisce.
Cristo fa l’insalata ed il diavolo la condisce. - Da curati, compari e cognati, tène lontana a mojeta perchè adè marfidati.
Da preti, compari e cognati, tieni lontana tua moglie perchè sono malfidati. - Da ospida’ e cimiteri, se esce sempre più sinceri.
Da ospedali e cimiteri, si esce sempre più sinceri. - Dacete a bèe a lo prete, che lo sacresta’ c’ha sete.
Date da bere al prete, che il sagrestano ha sete. - Daje lo vrodo de jermini!
Fagli mangiare il brodo di vermi! (Si dice a persona che si rifiuta di mangiare) - De maneca larga.
Di manica larga. - De San Piè, o a paja o o fiè.
Di San Pietro (29 giugno), o la paglia o il fieno. - De settembre e d’agosto, vèe lo vi’ vecchio e lascia sta’ lo mosto.
A settembre ed agosto, bevi il vino vecchio e lascia stare qil mosto. - Dillo co’ la vocca, le ma’ se roppa!
Dì la tua, ma non alzare mai le mani. - Dio li fa, po’ li ‘ccoppia!
Dio li crea, poi li accoppia. - Dio manna lo freddo seconno li pagni.
Dio manda il freddo secondo ciò che indossi. - Disgrazia e osteria, fa’ ‘a stessa via.
Disgrazia e osteria, fanno la stessa via. - Do’ ci sta le donne ‘nnamorate, è inutile tene’ le porte serrate.
Dove ci sono le donne innamorate, è inutile tenere le porte serrate. - Do’ magna due, magna tre.
Dove mangiano in due, mangiano in tre. - Do’ non ce ‘rria, ce tira lo cappello.
Dove non arriva, tira il cappello. - Do’ sta l’innocenza, non manca provvidenza.
Dov’è l’innocenza, non manca provvidenza. - Donghe no!
Certamente, anzicheno! - Donna e foco, toccheli poco.
Donna e fuoco, toccali poco. - Donna rossa, coscia grossa.
Donna rossa, coscia grossa. - Donna vianca, poco je manca.
Donna bianca, poco gli manca. - Donne e òmini gelosi, adè troppo pericolosi.
Donne e uomini gelosi, sono troppo pericolosi. - Donne e sardine, adè bone piccoline.
Donne e sardine, son buone piccoline. - Dopo Sant’Urva’, o frumendo adè fatto grà.
Dopo Sant’Urbano (25 maggio), il frumento diventa grano. - Dorgi parole e tristi fatti, inganna savi e matti.
Paroli dolci e fatti tristi, ingannano savi e matti. - D’ozio non è morto mai gnisciù.
D’ozio non è morto mai nessuno. - E’ jito a fa’ la terra pe’ lo cece.
E’ morto. - E la pecora camina!
E la pecora cammina! (Lentamente si va avanti) - E’ ladro chi rubba e chi je tène lo sacco.
E’ ladro chi ruba e anche chi gli tiene il sacco. (Sono ladri anche i complici) - E’ ‘mbastato di sonno!
Ha sempre sonno! - E’ mejo fa’ nvidia, che compascio’.
E’ meglio fare invidia che compassione. - E’ meno ridicoli li difetti, che le qualità che non c’emo.
Sono meno ridicoli i difetti, che le qualità che non abbiamo. - E mosche se pusa sembre su ‘o somaro scortecato.
Le mosche si posano sempre sul somaro ferito. - E’ più vicini li dendi che li parendi!
Sono più vicini i denti che i parenti! - E’ un pezzo che stai a ‘nzippetta’!
E molto che stai a lavorare senza concludere nulla! - Ecco la vergara co quattr’oa su le ma’, ecco lo verga’ con un vasto’ su le ma’.
Ecco la contadina con quattro uova nelle mani, ecco il contadino con il bastone fra le mani. - Fa li cundi senza l’oste!
Fa i conti senza l’oste! - Fa’ lo bene e scordete, fa lo male e penzece.
Fa del bene e scordatelo, fa del male ma pensaci a fondo. - Febbrà sciucco, erba dapertutto.
Febbraio asciutto, erba dappertutto. - Febbraretto corto e maledetto.
Febbraio corto e maledetto. - Fetta e magna, magna e fetta, semo ‘rriati all’osso.
Affetta e mangia, mangia e affetta, siamo arrivati all’osso. (A forza di affettare e mangiare, il prosciutto è terminato) - Figlio senza condrollo, sarà scavezzacollo.
Un figlio senza controllo, diventerà uno scavezzacollo. - Finche l’omo c’ha li dendi in bocca, non sa mai quello che je tocca.
Finchè l’uomo ha i denti in bocca, non sa mai quello che gli può accadere. - Fiore de zucca, la donna nnamorata è menza matta, dopo spusata adè matta tutta.
Fiore di zuzza, la donna innamorata è mezza matta, dopo sposata è matta tutta. - Fritta è bona anche la ciavatta de la sòcera.
Fritta è buona anche la ciabatta della suocera. - Fra Modesto non diventò mai priore..
Fra Modesto non fu mai priore. - Frichi ciuchi, guai ciuchi, frichi grossi, guai grossi.
Bambini piccoli, guai piccoli, bambini grandi, guai grandi. - Frutto proibito, frutto saporito.
Frutto proibito, frutto saporito. - Gajina che non becca, ha gghià beccato.
Gallina che non becca, ha già beccato. (Chi non ha desiderio di una cosa, è perché l’ha già avuta) - Gatti velli e letama’ grossi, fa capi’ quant’è bono lo contadi’.
Bei gatti e grossi letamai, mostrano il buon agricoltore - Gguzza le recchie!
Aguzza le orecchie! (Invito ad ascoltare bene) - Giugno freddì, poro contadì!
Giugno freddino, povero contadino! - Giugno, ‘a fargia in pugno.
Giugno, la falce in pugno. - Gni cend’anni de storia, mille vergogne e ‘na gloria.
Ogni cent’anni di storia, mille vergogne e una gloria. - Gne noccia!
Non gli nuoccia! (Si usa per esprimere stupore riguardo qualcosa. Sinonimo di “me cojoni”) - Gnisciù è sfortunato comme l’agnello: o è cornuto, o è castrato, o è scannato.
Nessuno è sfortunato come l’agnello: o è cornuto, o è castrato o è scannato. - Guardà e non tocca’, è ‘na cosa da crepa’!
Guardare e non toccare, è una cosa da crepare! - Ieri zucca, ogghi fava, chi sparambia se la cava.
Ieri zucca, oggi fava, chi risparmia se la cava. - In casa de galantomo, nasce prima prima la femmena e po’ l’omo.
In casa di galantuomo, nasce prima la femmina e poi l’uomo. - In chiesa co li santi e in taverna co’ li ghiotti.
In chiesa coi santi e in taverna coi ghiottoni. - In combagnia ce pijò moje un frate!
In compagnia ci prese moglie un frate. (Un invito a stare in compagnia) - In terra de ciechi, beato chi c’ha un occhio.
In terra di ciechi, beato chi ha un occhio. - Invece de diete strambe, moète meno li dendi e più le zambe.
Invee di diete strambe, muovete meno i denti e più le gambe. - Io so dicembre, avandi me scallo, derete me ncenne.
Io sono dicembre, davanti mi scaldo, dietro mi brucio. - Io sòno, vuà vallete!
Io suono, voi ballate! (Chi suona è svantaggiato nel corteggiamento) - Je fa fa’ caì!
Gli fa fare il verso del cane! (Si dice quando una persona le prende, sia in senso reale che metaforico) - Je manca (sembre) tre pezzi pe’ un matto’
Gli mancano (sempre) tre pezzi per un mattone. (Non gli sta mai bene niente/gli manca sempre qualcosa/non sa quello che vole) - Jemo jò pe’ cada ecca a rcoglie li viricocoli.
Andiamo quaggiù a raccogliere le albicocche. - Jemo jo ‘ppele jieppe co la jippe jalla?
Andiamo sul campo di grano (appena tagliato) con la jeep gialla? - Jende trista, minduata e vista.
Gente cattiva, nominata e vista. - Jira, jira, la freccia casca addosso a chi la tira.
Gira, gira, la freccia cade addosso a chi la tira. - Joca co’ li fandi, ma lascia sta’ li sandi.
Gioca coi fanti, ma lascia perdere i santi. - Joendù disordinata, fa vecchiaia tribbulata.
La gioventù disordinata, fa sì che la vecchiaia sia tribolata. - L’estate de Sammartì dura tre jiorni e un pochì.
L’estate di San Martino dura tre giorni e poco più. - L’occhi tua sbrilluccica come la schiena de li sgummeri a primavera.
I tuoi occhi luccicano come la schiena degli sgombri a primavera. - La capra svergognata sta sempre a coda arzata.
La capra svergognata sta sempre a coda alzata. - La carma e la pazienza, ‘llonga l’esistenza.
La calma e la pazienza allungano la vita. - La donna de poco onore, cunzuma lo lume e sparagna lo sole.
La donna di poco onore consuma la lampada e risparmia il sole. - La donna e lo fòco va stuzzicati ‘gni pòco.
La donna e il fuoco vanno stuzzicati spesso. - La donna e l’orto vole un padro’ solo.
La donna e l’orto vogliono un sol padrone. - La donna è mobile……l’omo è falegname.
La donna è mobile…… l’uomo è falegname. - La donna mostra l’anni prima de colazio’, l’omo dopo cena.
La donna mostra gli anni prima di colazione, l’uomo dopo cena. - La donna oziosa non po’ esse virtuosa.
La donna oziosa non può essere virtuosa. - La donna troppo in vista, è de facile conquista.
La donna troppo in vista, è di facile conquista. - La donna vòna, vale ‘na corona.
La donna buona, vale una corona. - La donna: prima tutto mèle, po’ tutto fèle.
La donna: prima tutto miele, poi tutto fiele. - La donne c’ha quattro malatìe l’anno e tre mesi dura ‘gni malanno.
Le donne hanno quattro malattie all’anno e tre mesi dura ogni malanno. - La fame fa scappa’ lo lupo da la tana.
La fame fa uscire il lupo dalla tana. - La fame no’ ha visto mai pa’ cattìo.
La fame non ha mai visto il pane cattivo. (Se hai fame tutto è buono) - La fortuna è cieca, la scarogna invece ce vede ve’.
La fortuna è cieca, la sfortuna invece ci vede bene. - La gorba cambia lo pelo, ma li vizi adè sembre quelli.
La volpe cambia il pelo, ma i vizi sono sempre quelli. - La lengua è mezzo pa’.
La lingua è mezzo pane. (Chi ha la parlantina facile non morirà di fame) - La ma’ che dà, rcoglie in quantità.
La mano che dà, raccoglie in quantità.
- La malafede, gnende sende e gnende vede.
La malafede, niente sente e niente vede. - La messa adè per chi la scòrda, no per chi la dice.
La messa è per chi la ascolta, non per chi la dice. - La messa è come l’anzalata, non è bona se non è cominciata.
La messa è come l’insalata, non è buona se non è iniziata. - La minestra co’ li fasciòli ‘ccontenta tutti li fijoli.
La minestra coi fagioli accontenta tutti i bambini. - La modestia adè l’abbeto de lo talento.
La modestia è l’abito del talento. - La nèe prima de Natà, la mattera piena de gra’.
La neve prima di Natale, la dispensa piena di grano. - La parma venedetta, arde verde e secca.
La palma benedetta, brucia verde e secca. - La pazienza c’ha lo maneco corto.
La pazienza ha il manico corto. (La pazienza è poca) - La pecora che sbela, perde o voccò.
La pecora che bela, perde il boccone. - La pecora su ‘o cece, un gran danno je fece, rria ‘o patrò, je tira ‘o fargiò.
La pecora sul cece, un gran danno fece, arriva il padrone, gli tira il falcione. - La pertecara noa che vrutto sorgo fà, adè corba de ‘o biforgo che no ‘a sa doprà.
Se l’aratro nuovo fa il solco brutto, è colpa del bifolco che non lo sa usare. - La prima se perdona, la seconda se condona, la terza se vastona.
La prima si perdona, la seconda si condona, la terza si picchia. - La pulizia sta vène dapertutto, meno che dendro le tasche.
La pulizia sta bene dappertutto, tranno che dentro le tasche.
- La rajo’ se dà a li fessi.
La ragione si dà ai fessi. - La robba de campagna, è cojo’ chi no’ la magna!
La roba di campagna, è tonto chi non la mangia! - La sarciccia che penne dall’ardo, lo core mia non pensa ad addro, quanno mamma va a la messa, la sargiccia, pora essa!
La salsicca che pende dall’alto, il mio core non pensa ad altro, quando mamma va alla messa, povera salsiccia! (Quando la fame era nera le padrone di casa, sempre donne, dovevano fare la guardia ai pochi alimenti posseduti) - La scolatura va a li velli.
L’ultimo goccio di vino va ai belli. - La sera da leoni, la matina da cojoni.
La sera leoni, la mattina tonti. (Si dice dopo aver festeggiato e fatto notte tarda) - La società è bella dispara e tre è troppi.
I soci devono essere dispari e tre sono troppi. - La speranza ‘nfonne coraggio pure a lo codardo.
La speranza infonde coraggio anche al codardo. - La vita è comme ‘na cipolla: più la sfoji più te fa piagne!
La vita è come una cipolla: più si allunga e più ti fa piangere! - La zucca è bona, a lo padro’ je piace: ‘n’accidende a la zucca e a chi la coce.
La zucca è buona, al padrone piace: un accidente alla zucca e a chi la cuoce. - La zucca è bona, la zucca è fresca, ‘n’accidende a chi l’ha mesta.
La zucca è buona, la zucca è fresca, un accidente a chi l’ha piantata. - L’acqua vole pennenza, lo mare vole pazienza.
L’acqua vuole la pendenza, il mare vuole la pazienza. - L’amici farzi adè come li fascioli: parla de rète.
Gli amici falsi sono come i fagioli: parlano dietro. - L’amicizia tra socera e nora, dura quanto la nèe marzarola.
L’amicizia tra suocera e nuora dura quanto la neve marzolina. - L’amore adè lo più tenace de li malanni, po’ dura’ da dieci a novand’anni.
L’amore è più tenace dei malanni, può durare da dieci a novant’anni. - L’amore è comme la minestra de fascioli: deve sfoga’.
L’amore è come la minestra di fagioli: deve sfogare. - L’amore è comme l’ombra: se fugghi te vène derete, se je vai derete fugghia.
L’amore è come l’ombra: se fuggi t’insegue, se l’insegui scappa. - L’amore e la tosce non se po’ nabbusca’.
L’amore a la tosse non si possono nascondere. - L’amore fa passa’ lo tempo, lo tempo fa passa’ l’amore.
L’amore fa passare il tempo, il tempo fa passare l’amore. - L’amore senza vasci adè come lo pa’ senza sale.
L’amore senza baci è come il pane senza il sale. - L’apprensio’ fa più danno de lo malanno.
Fa più danno l’apprensione che il malanno. - L’arancia la matina è oro, lo jorno è argento e la sera è piommo.
L’arancia la mattina è oro, il giorno argento, la sera è piombo. - L’arbero se ‘ddrizza quann’è piccolo.
L’albero si raddrizza quando è piccolo. (Gli errori dei bambini si possono correggere) - Lascia ji’ la vela do’ tira lo vento.
Lascia andare la vela dove tira il vento. - L’ascia, chi no la sa ‘ddoprà, prèsto la lascia.
L’ascia, chi non la sa adoperare, presto la lascia. - L’usanza de li frati: magna, véi e taci.
L’usanza dei frati: mangia, bevi e taci. - Le botti de vino bòno e l’ommini de valore finisce presto.
Le botti di vino buono e gli uomini di valore hanno vita breve. - Le cerque non fa le melarange.
Le querce non fanno le arance. (Tale padre/madre tale figlio. - Le chiacchiere e la gramaccia, tutto l’anno rcaccia.
Le chiacchiere e la gramigna non si fermano mai. - Le chiacchiere fa li pidocchi, li mmaccarù ‘rrembie la panza.
Le chiacchiere fanno i pidocchi, i maccheroni riempiono la pancia. - Le corna adè come li dendi, dà fastidio solo quanno spunda.
Le corna sono come i denti, danno fastidio solo quando spuntano. - Le cose longhe diventa serpenti.
Le cose lunghe diventano serpenti. - Le fratte non c’ha le recchie, ma che orda se le mette.
Le fratte non hanno le orecchie, ma qualche volta se le mettono. - Le legne e lo pa’ se po’ rubbà pure sull’ardà.
La legna e il pane si possono rubare anche sull’altare. - Le maggese de maggio va preparata, pe’ lo granturco e la patata.
Il maggese di maggio si deve preparare, perché granturco e patate hai da seminare. - Le parole ditte adè come li sassi tirati: no’ rvene arrete.
Le parole dette sono come i sassi tirati: non tornano indietro. - Le parole vane dura quanno li cerchi sull’acqua.
Le parole vane durano quanto i cerchi sull’acqua. - Le pecore contate se le magna lo lupo.
Se le pecore sono poche se le mangia il lupo. - Le pere moscatelle non è fatte pe’ li porci.
Le pere moscatelle non sono fatte per i maiali. (Non sprecare le cose buone per chi non le merita) - Le teste vòte fa sembre rrumò.
Le teste vuote fanno sempre rumore. - Le tre “C” che la femmena deve evita’: cugini, cognati e compa’!
Le tre “C” che la donna deve evitare: cugini, cognati e compare! - Le vestie va’ ddomate, sennò cresce viziate.
Le bestie vanno domante, altrimenti crescono viziate. (Si dice ai bambini per convincerli che i richiami sono sempre giusti e fatti per il loro bene) - Le vuscìe c’ha le zambe corte.
Le bugie hanno le gambe corte. - Legghie senza capi’ è come sta su lo letto senza durmi’.
Leggere senza capire è come stare sul letto senza dormire. - L’erba cattìa non more mai.
L’erba cattiva non muore mai. - L’erba de lo vicino è sembre più verde.
L’erba del vicino è sempre più verde. - Li contadi’ è boni, li contadi’ sa l’arte e a lo padro’ je dà la terza parte.
I contadini sono buoni, i contadini conoscono l’arte e al padrone danno la terza parte. - Li giovani va a gruppi, l’adulti a coppie, li vecchi sta soli.
I giovani vanno in gruppo, gli adulti a coppie, i vecchi restano soli. - Li guai è come li foji de carta igienica: ne piji uno, ne vène dieci.
I guai sono come i fogli di carta igienica, ne prendi uno e ne vengono fuori dieci. - Li nummeri comme te pare li poli ‘rgljrà, ma li conti a la fine deve ‘rporta’.
I numeri li puoi spostare come vuoi, ma alla fine i conti debbono tornare. - Li pagni e li quatri non pesa mai.
I panni e i soldi non pesano mai. - Li parendi è come le scarpe: più ade’ stretti e più fa male.
I parenti sono come le scarpe: più sono strette e più fanno male. - Li parendi è comme le scarpe nòe: più ‘dè stretti e più dole.
I parenti sono come le scarpe nuove: più sono stretti e più fanno male. - Li pesci grossi no’ sta su li fòssi.
I pesci grossi non stanno nei fossi. - Li pittori e li porci vale dopo morti.
I pittori e i maiali acquistano valore dopo morti. - Li puritti e li sofferendi ce n’ha puchi de parendi.
I poveri e i sofferenti hanno pochi parenti. - Li quatrì dell’avari, va a ffinì su le ma’ de li sprecatori.
I soldi degli avari, vanno a finire fra le mani degli spendaccioni. - Li scarpù de Morro, li matti de Mondeco’, li velli de Citano’.
Gli scarponi di Morrovalle, i matti di Montecosaro, i belli di Civitanova. - Li sòrdi e l’anni non se rifiuta’ mai!
I soldi e gli anni non si rifiutano mai! - Li sordi fa ji l’acqua apperinsù.
I soldi fanno andare l’acqua in salita. (Chi è ricco ottiene tutto) - Li sordi adè de chi se li gode, no de chi ce l’ha.
I soldi sono di chi se li gode, non di chi li possiede.
- Li sordi non è mai troppi.
I soldi non sono mai troppi. - Li sverdi non se po’ fa’, se li fessi non ci sta.
Non si puo’ fare gli svelti, se i fessi non ci sono. - Llei un porco lo llei grasso, llei un fijo, lo llei matto.
Allevi un maiale solo, viene su grasso; allevi un figlio solo, viene su matto. (Il figlio unico di solito è più viziato di quelli che hanno fratelli perché è abituato ad avere tutto quello che vuole) - Lo bilancio de ‘na vita, se verifica all’uscita.
Quando si muore si fa il bilancio della vita. - Lo carbò o tegne o scotta.
Il carbone o tinge o scotta. - Lo ciausculo sta su ardo, e lo còre mia non pensa ad addro, quanno mamma va a la messa, quella sargiccia poretta essa!
Il ciabuscolo sta in alto e il cuore mio non pensa ad altro, quando mamma va alla messa, poverina quella salsiccia! - Lo core mia batte pe’ te come lo pistò de l’apetta che vene sù ppe’ lo costo’.
Il mio cuore batte per te come il pistone dell’Ape che viene su per la salita. - Lo core mia batte pe’ te come la metellega su pe’ un campo de gra’ non pergualito.
Il mio cuore batte per te come la mietitrice che lavora in modo disordinato su per un campo di grano. - Lo core mio batte pe’ te come la porta de lo stalletto quanno tira vendo.
Il mio cuore batte per te come la porta dello stalletto quando tira vento. - Lo core mio sbatte per te come ‘na blocca tacchi!
Il mio cuore batte forte per te come una blocca-tacchi (macchina rumorosa che si trova all’interno delle industrie calzaturiere)! - Lo dentista magna co’ li dendi dell’addri.
Il dentista mangia con i denti degli altri. - Lo diaolo fa le pentole, ma no’ li coperchi.
Il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi. - Lo freddo lo sende pure li surdi.
Il freddo lo sentono anche i sordi. - Lo fumo va a li velli.
Il fumo va ai belli. - Lo gatto ‘nfarinato, checcosa ha combinato.
Il gatto infarinato, qualcosa ha combinato. - Lo jorno dopo la festa, male le gamme, pegghio la testa.
Il giorno dopo la testa, fan male le gambe e peggio ancora la testa. - Lo judizio vène coll’età e co’ essa se ne và.
Il giudizio viene con l’età e con essa se ne và. - Lo largo è ‘na comodità, lo stretto è un piacere.
Gli spazi larghi sono una comodità, quelli stretti sono un piacere (riferito al sesso). - Lo letto se chiama Rosa, se non se dorme, se riposa.
Il letto si chiama Rosa, se non si dorme, si riposa. - Lo malato, se more adè colpa de lo medeco, se campa è un miracolo.
Il malato, se muore è colpa del medico, se campa è un miracolo. - Lo medeco ‘mpara l’arte e lo malato se ne parte.
Il medico impara l’arte e l’ammalato muore. - Lo merlo disse a lo tordo: sentirai la bbotta se non si sordo!
Il merlo disse al tordo: sentirai la botta se non sei sordo! - Lo monno è fatto de scarpette, chi se le caccia e chi se le mette.
Il mondo è fatto di scarpettte, chi se le toglie e chi se le mette. - Lo monno è ‘na valle de lacrime, ma ce se piagne tanto volentieri.
Il mondo è una valle di lacrime, ma ci si piange tanto volentieri. - Lo morto giace, chi campa se dà pace.
Quando il morto è sepolto, chi resta prima o poi si rassegna. - Lo ‘mpara’ è ‘na radeca amara, ma tanti frutti ce prepara.
L’imparare è una radice amara, ma tanti frutti ci prepara. - Lo pa’ de sudore, c’ha gran sapore.
Il pane di sudore, ha gran sapore. - Lo pa’ no’ butta’ via, se non te voli ‘ttira’ la caristia.
Il pane non buttare via, se non vuoi attirare la carestia. - Lo pangotto fa la faccia vèlla e lo culo tosto.
Il pancotto fa la faccia bella e il sedere tosto. - Lo pegghio è pe’ chi more.
Il peggio è per chi muore. - Lo pesce puzza da la testa.
Il pesce puzza dalla testa. (La corruzione sta in alto) - Lo pianto pe’ ‘na bbotta, dura quanto ‘na somara che trotta.
Il pianto per una botta, dura quando una somara al trotto. - Lo più pulito porta la rogna.
Il più pulito ha la rogna. - Lo poco è tanto per chi c’ha poco.
Il poco è tanto per chi ha poco. - Lo politico ‘ppiccia ‘na cannela a Dio e n’andra a lo diaolo.
L’uomo politico accende una candela a Dio e un’altra al diavolo. - Lo primo vicchiere pe’ lleasse la sete, lo seconno pe’ allegria, lo terzo pe’ piacere, lo quarto pe’ ‘mbriacasse.
Il primo bicchiere di vino per dissetarsi, il secondo per allegria, il terzo per piacere, il quarto per ubriacarsi. - Lo sacco de lo ladro non se rrembie mai.
Il saccio del ladro non si riempie mai. (Il ladro è continuamente spinto a rubare) - Lo somaro caregghia lo vi’ e vèe l’acqua.
L’asimo trasporta il vino e beve l’acqua. (Di solito chi lavora tanto non viene giustamente ricompensato) - Lo somaro non rpassa do s’è ‘ngiambato.
L’asino non ripassa dove prima si è inciampato. (Non ripetere gli errori passati) - Lo somaro quando raja, vo’ lo fie’, no’ la paglia!
Il somaro quando raglia, vuole il fieno e non la paglia! - Lo sordato che scappa via, è bono per ‘n’andra ‘orda.
Soldato che fugge, è buono per un’altra volta. - Lo tanto basta e lo troppo guasta.
L’assai basta e il troppo guasta. - Lo torto non sta mai da ‘na parte sola.
Il torto non sta mai da una parte sola. - Lo varbiere te fa’ vello, lo vi’ te fa guappo, la femmena te fa fesso.
Il barbiere ti fa bello, il vino ti fa guappo, la donna ti fa fesso. - Lo ve’ fatto da la porta, te rebbocca da la finestra.
Il bene fatto alla porta, ti rientra dalla finestra. - Lo vi’ è la vocca de la verità.
Quando parla l’ubriaco dice la verità. - Lo vi’ rende lieti e fa svela’ li segreti.
Il vino rende lieti e fa svelare i segreti. - L’appetito e la fame non tròa mai cattìo pane.
L’appetito e la fame non trovano mai cattivo pane. - L’occhi mia sbrilluccica per te, come la lama de lo pertecaro’ steso a lo sole!
I miei occhi luccicano per te, come la lama dell’aratro steso al sole! - L’occhi tua sbrelluccica come l’acqua che scurre joppe lo sciacquato’.
I tuoi occhi luccicano come l’acqua che scorre nel water. - L’oe non c’ha gnende da ‘mbara’ a la gajina.
Le uova non hanno nulla da insegnare alla gallina. - L’omo dice che lo tempo passa, lo tempo dice che è l’omo a passà!
L’uomo dice che il tempo passa, il tempo dice che è l’uomo a passare! - L’omo ‘nvidioso adè stupeto e permaloso.
L’uomo invidioso è stupido e permaloso. - L’omo pe’ la parola e lo bue pe’ le corna
L’uomo per la parola e il bue per le corna. - L’omo solo in mezzo a tante dame, fa la figura de lo salame.
L’uomo solo in mezzo a tante donne, fa la figura del salame. - L’onestà te manna a letto senza magna’.
L’onestà di manda a letto senza mangiare. (A volte l’essere onesti non paga) - L’oro se ttroa co’ lo foco, la donna co’ l’oro, l’omo co’ la donna.
L’oro si trova col fuoco, la donna con l’oro, l’uomo con la donna. - Lujo trebbiatore, fa tanda grazia a ‘o Signore.
Se si trebbia di luglio, si fa tanta grazia al Signore. - Ma che te sai do’ dorme lo lepre!
Cosa ne sai dove dorme la lepre! (Si usa per sottolineare la furbizia) - Magna, fatte grosso, pija moglie e daje addosso.
Mangia, diventa grande, prendi moglie e…….. - Mai giudica’ lo cavallo da la sella.
Mal giudicare il cavallo dalla sella. - Majio rosato, mese profumato.
Maggio rosato, mese profumato. - Majio sciucco, gra’ dapertutto.
Maggio asciutto, grano dappertutto. - Majio solejiato, gra’ a bon mercato.
Maggio soleggiato, grano a buon mercato. - Marito rumecio, moje ladra.
Marito tirchio, moglie ladra. - Marzo da lo piede scarzo.
Marzo dal piede scalzo. (A marzo, un tempo, si iniziava ad andare a piedi nudi) - Marzo pazzarello, Pasqua co’ l’ombrello.
Marzo pazzerello, Pasqua con l’ombrello. - Marzo sciucco, aprile vagnato; veato ‘o contadi’ ch’ha somendato.
Marzo asciutto, aprile bagnato; beato il contadino che ha seminato. - Matrimonio all’improvviso, è più inferno che paradiso.
Sposarsi in fretta, porta più dolori che gioie. - Me costi più tu che un asino a pastarelle!
Mi costi più tu che un asino a biscotti. - M’è jita grassa!
M’è andata bene! - Me pari la viocca co li purginelli!
Mi sembri la chioccia insieme ai pulcini! - Me pari un cunello scortecato.
Mi sembri un coniglio senza pelle. (Detto a persone troppo magre) - Me pari un margutto in mezzo a lo campo!
Mi sembri uno spaventapasseri in mezzo al campo! - Me s’è cascate le vraccia!
Mi sono cadute le braccia! (Si dice quando una persona non ce la fa più a sostenere una situazione che non mostra di avere vie d’uscita) - Medeco vecchio e chirurgo joane.
Medico vecchio e chirurgo giovane. - Meglio fasse caccia’ un occhio, che magna’ ‘no jermene de finocchio.
Meglio farsi togliere un occhio, che mangiare un verme di finocchio. - Mejo commatte co lo demonio, che co ‘na femmena ‘rmasta pe’ Sant’Antonio.
È meglio aver a che fare con il demonio, che con una donna zitella. - Mejo fa’ a cappellate co’ li passeri!
Magli fare a cappellate con i passeri. (Quando è impossibile ragionare con qualcuno) - Mejo faccia roscia che trippa moscia.
Meglio vergognarsi a chiedere che non mangiare. - Mejo puzza’ de pesce che d’ojo sando.
Meglio puzzare di pesce che d’olio santo. (Meglio vivere vendendo pesce che per miracolo divino) - Mejo vede’ lo lupo manna’, che un omo scamisciato a jenna’!
Meglio vedere il lupo mannaro, che un uomo vestito leggero a gennaio! - Mercande cagnarò, adè fallito e pedocchio’.
Il mercante litigioso, è fallito e tirchio. - Mercande e porco, se pesa dopo morto.
Mercante e maiale, si pesano dopo morti. - Mette la scopa derete la porta e le sdreghe non te se porta.
Metti la scopa dietro la porta e le streghe non ti portano via. - Mmazza, mmazza è tutti ‘na razza!
Sono tutti uguali. (Si dice dei politici che in campagna elettorale fanno mille promesse e poi quando vengono eletti pensano solo ai loro affari) - Mo’ po’ negne e po’ strina’, so ‘mmazzato lo porco e so fatto lo pa’!
Adesso può far freddo e nevicare, ho ammazzato il maiale e fatto il pane! - Moje e guai, non manga mai.
Moglie e guai, non mancano mai. - Moje e quatrì non se mbresta mai.
Moglie e soldi non si prestano mai. - Morta la serpa, finito lo veleno.
Morta la serpe, finito il veleno. (Si dice quando una situazione scomoda , per qualche motivo, finisce) - Na bbotta a lo cerchio, ‘na bbotta a la botte!
Una botta al cerchio, una botta alla botte! (Distribuire giustamente ragioni e torti) - Na goccia d’ojo su lo pa’, gnènde de mejo c’è da magna’.
Un goccio d’olio sopra il pane, niente di meglio c’è da mangiare. - Na grande paura, manco un medeco la cura.
Una grande paura nessun medico la cura. - Na noce sola non sòna dentro lo sacco.
Una noce sola non fa rumore dentro il sacco. (L’unione fa la forza) - Na pagnotta e ‘na fiasca, pijemo lo monno come casca.
Una pagnotta di pane e un fiasco di vino, prendiamo la vita come viene. - Na pianta che c’ha tanti frutti, no’ li matura tutti.
Una pianta che ha molti frutti non li matura tutti. - Na recchia sorda, cendo lengue secca.
Un orecchio sordo, cento lingue secca. - Nè grosso, nè ciuco: justo!
Nè grande, nè piccolo: giusto! - Ne lo paese de li cechi, anche un guercio è re.
Nel paese dei ciechi, anche uno che ci vede pochissimo diventa re. - Nebbia vassa, come troa, lassa.
Nebbia bassa, come trova, lascia. - Negne, negne, chi c’ha la moje vella se la stregne.
Nevica, nevica, chi ha la moglie bella se la tiene stretta. - Ne la casa non c’è pace, se la gajina canda e lo gallo tace.
Nella casa non c’è pace, se la gallina canta e il gallo tace. - Nero co’ nero non tegne.
Nero con nero non tinge. - No’ lo possa proa’ gnisciù!
Non lo possa provare nessuno! (Si dice quando una cosa è talmente brutta che non la si augura a nessuno) - Non c’è carne in macelleria che un ca’ o un gatto non porti via.
Non c’è carne in macelleria che cane o gatto non porti via. - Non c’è gajina nè gajinaccia, che de jennà l’òo non faccia.
A gennaio tutte le galline fanno l’uovo. - Non c’è rosa senza spine, non c’è marzo senza vrine.
Non c’è rosa senza spine, non c’è marzo senza brine. - Non cerca’ de ‘mmazza’ la vipera, se non si sicuro de ‘cciaccaje la testa.
Non cercare di uccidere la vipera, se non sei sicuro di schiacciarle la testa. (Le battaglie vanno fatte quando c’è la certezza di vincerle) - Non è u’ stingo de sando.
Non è un santo. - Non mette lo carro davanti a li vo’.
Non mettere il carro davanti ai buoi. (Non bisogna anticipare gli avvenimenti) - Non mettemo troppa carne a coce.
Non mettiamo troppa carne a cuocere. (Non si possono fare troppe cose insieme) - Non parla’ de corda in casa de lo ‘mbiccato.
Non parlar di corda in casa dell’impiccato. - Non poli vede’ lo bosco, se stai fra l’arberi.
Non puoi vedere il bosco, se sei tra gli alberi. - Non sa che pesci pija’!
Non sa che pesci prendere! (Si dice di persona che non sa decidere) - Non sa come ‘mmazza’ lo tembo.
Non sa come passare il tempo. - Non se sòna a casa de sonatori.
Non si suona a casa di suonatori. - Non serve la scienza se non c’hai esperienza.
Non serve la scienza a chi non ha esperienza. - Non te curà de li commendi, quando in regola te sendi.
Non ti curare dei commenti, quando in regola ti senti. - Non te fida’ de lo ca’ che dorme.
Non ti fidare del cane che dorme. (Riferito a persona taciturna) - Non te fida’ de quelli che camina a corna vasse.
Non ti fidare di quelli che camminano a testa bassa. - Non te sputo perchè te mprofumo!
Non ti sputo perchè ti improfumo. - Non teme’ li mòrti, ma guardete da li vivi.
Non temere i morti, ma guardati bene dai vivi. - Non tira se non coje!
Non tira se non raccoglie. (Si dice quando una persona parla solo per criticare) - Non tocca’ lo ca’ quanno magna l’osso.
Non toccare il cane quando mangia l’osso. - Non tutte l’ostreche nabbusca ‘na perla.
Non tutte le ostriche nascondono una perla. - Novembre vagnato, aprì fiè su ‘o prato.
Se a novembre piove, ad aprile il fieno sarà abbondante. - Nsorga’ è un dovere, pianta’ magghjo è un piacere.
Insolcare è un dovere, piantare a maggio è un piacere. - Non se po’ chiude’ lo cancello dopo che adè scappati li porci.
Non si può chiudere il cancello dopo che i maiali sono fuggiti. - O bbocca lo chiodo o spacco la tavoletta.
O entra il chiodo o spacco la tavoletta. (O la va o la spacca) - O cello in gabbia, non canda per amore, ma pe rrabbia.
L’uccello in gabbia non canta per amore, ma per rabbia. - O lo pozzo è fonno, o la corda è corta.
O il pozzo è profondo, o la corda è corta. (Metodo popolare per giustificare l’infertilità) - O somaro o mulo, non je sta derete lo culo.
Non passare mai dietro all’asino o al mulo. - Occhi vianghi, capiji rosci, no’ li ‘llogghia’ se no’ li conosci.
Occhi bianchi, capelli rossi, non li ospitare se non li conosci. - Occhio non vede, core non dole.
Occhio non vede, cuore non duole. - Ogghi chi non c’ha casa, se la troa.
Oggi chi non ha casa se la trova. (Detto per le giornate di tempo cattivo) - Ogghi li condo, doma’ te li porto.
Oggi li conto, domani te li porto (i soldi). - Ogni bbotta ‘na tacchia!
Ogni colpo è ben dato! - Ogni casa c’ha solaio, cesso, fogna e acquaio.
Ogni casa ha solaio, gabinetto, fogna e lavandino. - Ogni legno c’ha lo tarlo suo.
Ogni legno ha il suo tarlo. - Ogni trippa c’ha ‘na panza, ogni paese c’ha ‘n’usanza.
Ogni stomaco ha una pancia, ogni paese ha un’usanza. (La cultura è bella perché è varia) - Ogni vella scarpa diventa ciavatta, ogni vella donna diventa nonna.
Ogni bella scarpa diventa ciabatta, ogni bella donna diventa nonna. - Oh và, vo vè lo vi’?
Oh babbo, vuoi bere il vino? - Olio, aceto, pepe e sale, fa’ saporito pure ‘no stivale.
Olio, aceto, pepe e sale fan saporito anche uno stivale. - Omo de panza, omo de sostanza.
L’uomo con la pancia è un uomo di sostanza. - Omo de vi’, non vale un quatri’.
Uomo di vino, non vale un quattrino. (Un ubriaco non vale niente) - Pa’ e cipolla tutti li jorni, ma in pace tutto l’anno.
Pane e cipolla tutti i giorni, ma in pace tutto l’anno. - Pa’ fettato co’ lo curtello, no’ rrembie lo vudello.
Pane affettato con il coltello, non riempie lo stomaco. - Pane finchè dura, vino su misura.
Pane finché dura, vino con misura. - Parla gnereco.
Parla in modo incomprensibile. - Parli co’ lo re perché te piace la regina.
Parli con il re perché ti piace la regina. - Parole vone e pere ‘rruinate, non roppe la testa a gnisciu’.
Buone parole e pere marce, non rompono la testa a nessuno. - Passata la doja, rve’ la voja.
Terminate le doglie, torna la voglia. (Il piacere fa dimenticare il dolore) - Passato lo santo, passata la festa.
Passato il santo, passata la festa. (Si deve festeggiare al momento giusto) - Pe’ canta’ ce vo’ la voce.
Per cantare occorre la voce. - Per cunnì’ l’anzalata ce vo’ tre perso’’: lo justo, lo tirchio e lo spreco’.
Per condire l’insalata ci vogliono tre persone: il giusto, l’avaro e lo sprecone. (Cioè giusto sale, poco aceto e tanto olio) - Pe’ ffa discorre a te!
Per far parlare te, per darti da parlare. (Quando qualcuno ti chiede perché e tu non sai perché o per azzittire la catena dei perché dei bambini piccoli) - Pe’ la Pasquetta, se magna l’òo sodo, lo salame e la pizza venedetta.
Per la Pasquetta, si mangia l’uovo sodo, il salame e la pizza benedetta. - Pe’ la sanda Candelora dell’inverno semo fora, se ce negne e se ce pioe ce ne sta quarantanoe.
Nel giorno della Candelora siamo fuori dall’inverno, se nevica o piove, lo farà ancora per quarantanove giorni. - Pe’ l’avvocato ‘ntraprennente, ‘ngni corpovole po’ diventa’ ‘nnocente.
Per l’avvocato intraprendente, ogni colpevole può diventare innocente. - Pe’ ‘nganna’ un furbo, ce vole un furbo e menzo.
Per ingannare un furbo, ci vuole un furbo e mezzo. - Pecora nera, pecora bianca, chi more more, chi camba camba.
Pecora nera, pecora bianca, chi muore muore, chi campa campa. - Penza a campa’, a murì ve’ sempre a tempo!
Pensa a vivere, a morire viene sempre in tempo. - Piccio’ arrosto? Vocca onta e trippa tribbulata.
Piccione arrosto? Bocca unta e pancia in disordine. - Pidocchio refatto.
Pidocchio rifatto. (Povero diventato ricco, ma non sa comportarsi come tale) - Pija moje, Marcandò; male stavo, pegghio sto!
Piglia moglie, Marc’Antonio: stavo male e peggio sto! - Pija, pesa e porta a casa!
Prendi, pesa e porta a casa! (Si dice in caso di sconfitta) - Pioe, ‘o gatto fa l’òe, o ca’ le porta a venne, ce combra tutte legne.
Piove, il gatto fa le uova, il cane le porta a vendere e ci compra la legna. - Pioe? No, casca l’acqua!
Piove? No, cade l’acqua! - Pò murì de freddo lo padro’ de la legna?
Può morire di freddo il padrone della legna? - Po’ sta cend’anni sotto lo cami’, ma puzzi sembre de contadì!
Puoi stare cent’anni sotto il camino, ma sei sempre un contadino! - Porchetto d’un mese, oca de tre, magna’ da re.
Maialino di un mese, oca di tre, mangiare da re. - Porci lendi, janna sogna.
I maiali pigri sognano la ghianda, invece di procurarsela. - Pozzi murì guasto!
Che tu possa morire dannato! - Pozzi murì sando!
Che tu possa morire santo! - Presto e bene non marcia inzeme.
Presto e bene non marciano insieme. - Preti, frati e puji, non se rtroa mai satulli.
Preti, frati e polli, non si saziano mai. - Preti, frati, moneche e passeri, donghe li ttroi ‘mmazzeli!
Preti, frati, monache e passeri, dovunque li trovi ammazzali! - Prima de diventa’ maestro devi esse garzo’.
Prima di diventare maestro devi aver fatto il garzone. - Pulenta e latte vujito, in quattro sardi è digerito.
Polenta e latte bollito, con quattro salti sono digeriti. - Pure lo somaro sgrulla le ‘recchie!
Anche l’asino muove le orecchie! (Si dice alle persone che non salutano) - Quanno a picciu’ e pollastri, quanno a grilli.
Quando a piccioni e polli, quando a grilli. (Delle volte si mangia tanto, altre poco) - Quanno adè chiara la marina, magna, bee e va lla ‘a cucina, quanno adè chiara a montagna, magna, vee e va lla ‘a cambagna.
Quando è chiaro il mare, mangia, beve e va in cucina, quando sono chiari i monti, mangia, beve e va in campagna. - Quanno c’è fame, lo pa’ sa de carne.
Quando hai fame, il pane ha il sapore della carne. - Quanno canta la rana, la pioggia non è lontana.
Quando canta la rana, la pioggia non è lontana. - Quanno co’ un pezzente c’hai da fa’: tenè la vocca chiusa e le mane in saccoccia è lo consiglio da da’.
Quando con un pezzente hai a che fare: tenere la bocca chiusa e le mani in tasca è il consiglio da dare. - Quanno d’abbondanza ce n’è tanda, l’amicizia de certo non te manca!
Quando sei ricco, l’amicizia di certo non ti manca. - Quanno è tanti galli a canta’, non se fa mai jorno.
Quando tanti galli cantano, non si fa mai giorno. (QuanDo parlano in troppi, non si risolve mai niente) - Quanno la bocca fa lo forno o c’ha fame o c’ha sete o c’ha sonno.
Quando la bocca sbadiglia o ha fame, o ha sete o ha sonno. - Quanno la bocca pijia e lo culo rende, ‘n’accidende a le medicine e a chi le vende.
Quando la bocca prende il cibo e il sedere lo restituisce, al diavolo le medicine e chi le vende - Quanno la fame bbocca da la porta, la paura scappa de la finestra.
Quando la fame entra dalla porta, la paura scappa dalla finestra. - Quanno la nave ‘ffonna, li topi scappa via.
Quando la nave affonda, i topi scappano. - Quanno la pera è matura, casca da peressa.
Quando la pera è matura, cade da sola. - Quanno la spiga fa l’angi’, curri a mète contadi’!
Quando la spiga di grano fa l’uncino, corri a mietere contadino! - Quanno la voja è ‘ngorda, diventa cieca e pure sorda.
Quando una voglia è ingorda essa diventa cieca e sorda. - Quanno le nuvole ‘ssomiglia a la lana, pioe dentro la settimana.
Quando le nuvole assomigliano alla lana, piove entro una settimana. - Quanno lo contadi’ magna la gajina, o è malato esso o la gajina!
Quando il contadino mangia la gallina, uno dei due è malato. - Quanno lo diaolo te ‘ccarezza, vole l’anema.
Quando il diavolo ti accarezza, vuole l’anima. - Quanno lo gatto ‘bbassa le recchie, o ve’ la nèe o l’acqua a secchie.
Quando il gatto abbassa le orecchie, o viene la neve o l’acqua a secchi. - Quanno lo gatto non c’è, lo sorece valla.
Quanto il gatto non c’è, il topo balla. - Quanno lo gatto se lecca lo pelo, l’acqua casca jo da lo cielo.
Quando il gatto si lecca il pelo, viene acqua giù dal cielo. - Quanno lo merlo fischia su la cerqua nera, rallegrete padro’ ch’è primavera!
Quando il merlo fischia sulla quercia nera, rallegrati padrone che è primavera! - Quanno lo pioe, quanno la secca, un gorbo quanno ce ‘zzecca.
Quando piove, quando la siccità, un colpo quando indovina la previsione. - Quanno lo porco è satollo, scaporda la trocca!
Quando il maiale è sazio, capovolge la mangiatoia. (Quando la gente ha tutto/non ha niente da fare, comincia a rompere le scatole) - Quanno lo vento cattìo vedi ‘rrià, canna che se piega devi diventa’.
Quando il vento forte vedi arrivare, canna che si piega al vento devi diventare. - Quanno lo vi’ non è più mosto, lo capò è bonò arrosto.
Quando il vino non è più mosto, il cappone è buono arrosto. - Quanno l’olivo fiorisce de giugno, lo contadi’ co’ l’olio ce se ‘rlae lo grugno.
Quando l’olivo fiorisce di giugno, il contadino con l’olio ci si lava la faccia. - Quanno l’oste sta su la porta, vordì che lo vino non è bono.
Quando l’oste sta sulla porta, vuol dire che il vino non è buono. - Quanno marzo c’ha cinque venerdì, poca la fava e gnende lo vi’.
Quando a marzo ci sono cinque venerdì, poca sarà la fava e niente vino. - Quanno o gra’ sta su i cambi, adè de Dio e de li Sandi.
Quando il grano è nei campi, è di Dio e dei Santi. - Quanno pioe e dà le stelle, se marita le joingelle.
Quando piove e ci sono le stelle, le ragazze si sposano. - Quanno pioe e freddo adè, ficchete sotto e stacce ve’.
Quando piove e fa freddo, mettiti sotto le coperte e stacci bene.
- Quanno pioe e tira vento lo frate resta ne lo convento.
Quando piove e tira vento il frate resta in convento. - Quanno pioe ‘o jorno de San Vito, o prodotto dell’ua adè fallito.
Quanto piove il giorno di San Vito (15 giugno), l’uva viene rovinata. - Quanno ‘rria la gloria, svanisce la memoria.
Quando arriva la gloria, svanisce la memoria. - Quanno ‘rria la minestra, non c’è più sinistra o destra.
Quando arriva la minestra non c’è più sinistra o destra. (Riferito a chi approfitta della politica indipendentemente dal partito) - Quanno se deve giudicà un potente, ce se pensa tre orde e po’ non se fa gnende.
Quando si deve giudicare un potente, ci si pensa tre volte e poi non si fa niente. - Quanno te dice male, te muccica pure le pecore.
Quando sei sfortunato, ti mordono anche le pecore. - Quanno trona, da che parte pioe.
Quando tuona, da qualche parte piove. - Quanno tutto è de tutti, li tembi adè brutti!
Quando tutto è di tutti, i tempi sono brutti! - Quanno un vecchio joane vole appari’, vordì c’ha perso tutti li venerdì.
Quando un vecchio vuole apparire giovane, vuol dire che ha perso il lume della ragione. - Quanno uno te dice: compa’! O t’ha frecato o te sta per freca’!
Quando una persona ti dice: compare! O ti ha fregato o ti sta per fregare! - Quanno verrà lo jorno de lo conto de li conti, capira’ pure li tonti.
Quando verrà il giorno del conto dei conti (giorno finale), quel giorno capiranno anche i tonti. - Quaranta mulina’, quaranta macella’ e quarant’osti, adè centovendi ladri justi justi.
Quaranta mugnai, quaranta macellai e quaranta osti, sono centoventi ladri giusti giusti. - Quarsiasi ‘cciacco non dura oddre la sepordura.
Qualsiasi malessere fisico finisce con la morte. - Quelle co’ lo naso apperinsù, una pe’ casa e non de più.
Quelle con il naso all’insù, una per casa e non di più. - Quello che bboje dentro la cazzarola, lo sa lo coperchio.
Quello che bolle dentro la pentola, lo sa il coperchio. - Quello che no’ strozza, ‘ngrassa.
Quello che non strozza, ingrassa. - Quello pe’ vènnese pagherìa chi se lo compra.
Quello per vendersi pagherebbe chi lo acquista. - Quesso vole ‘ttacca’ bbotto’
Questo vuole rimorchiare. - Questa non è de sicuro ‘na partita a carte, disse lo porco sopre lo taolaccio.
Questa di sicuro non è una partita a carte, disse il maiale sopra il tavolo del mattatoio. - Rapa e rapanello fa’ lo viso vello.
Rapa e ravanello fanno il viso bello. - Rride, rride, che mamma ha fatto li gnocchi!
Ridi, ridi, che mamma ha fatto gli gnocchi! (Quando qualcuno ride insensatamente) - Riunio’ de gorbe, strage de gajine.
Riunione di volpi, strage di galline. (Si dice di quelle persone furbe che si riuniscono con il proposito di prendere accordi per fregare il prossimo) - Rvesti un basto’, pare un pao’.
Vesti un bastone, sembra un pavone. (Quando una persona insignificante si pavoneggia) - Sacco vòto non se regge ‘ritto.
Il sacco vuoto non sta in piedi. - San Bartolome’, la ronnola va, la palomma rve’!
San Bartolomeo (24 agosto), la rondine va via e la colomba torna. - San Clemende, caccia i vò co e sumende.
San Clemente (23 novembre), tira fuori i buoi e i semi. - San Sirvestro, l’ajìa dentro lo canestro.
San Silvestro (31 dicembre), l’oliva nel canestro. - Sant’Andò co a varba vianga, se no ha sviangato svianga.
Sant’Antonio con la barba bianca, se non ha imbiancato, imbiancherà. - Sant’Andrè, pija ‘o porco pe lo pè, se non adè tando grasso, lasselo stà pe San Tomasso, se San Tomasso no’ ‘o vò, lasselo sta pe Sant’Andò.
Sant’Andrea (30 novembre), prendi il maiale per il piede, se non è tanto grasso, lascialo stare per San Tommaso (29 dicembre), se San Tommaso non lo vuole, lascialo stare per Sant’Antonio (17 gennaio). - Santa Caterina, o pioe o negne o strina.
Santa Caterina, o piove, o nevica, o fa freddo. - Santa Caterina, un passo de gajina.
Santa Caterina, un passo di gallina. (Le giornate si allungano), - Santa Caterina, un passo de gajina, Nata’ un passo de ca’, Pasquella un passo de vitella, Sant’Anto’ un passo de bo’. Intorno al 25 novembre, S. Caterina d’Alessandria, le ore di luce praticamente non aumentano (a passo di gallina), mentre intorno a Natale iniziano ad aumentare, ma lentamente (a passo di cane), poi in maniera sempre più rapida (passo di vitella, poi passo di bue) intorno al 5 e al 17 gennaio, Pasquella e S. Antonio Abate.
- Sant’Andò, un passo de vò.
Sant’Antonio, un passo di bue. (Si riferisce all’allungarsi delle giornate per sant’Antonio) - Sapò sapò, pozzi divendà duro comme un mattò.
Sapone, sapone, che tu possa diventare duro come un mattone. - Se a febbra’ vedi l’uccelli grassi, ‘spettete un freddo che spacca li sassi!
Se a febbraio vedi gli uccelli grassi, aspettati un freddo che spacca i sassi! - Se a li sessanta stai vicino, lascia le donne e scegli lo vino.
Se ai sessanta sei vicino, lascia le donne e scegli il vino. - Se a Nata’ non negne, Pasqua co’ le legne.
Se a Natale non nevica, a Pasqua fa freddo. - Se a novembre non si laorato, tutto l’anno è malandato.
Se a novembre non hai arato il campo, l’anno seguente il raccolto è scarso. - Se biastìmi e se ce preghi, a lo prete no’ lo freghi.
Se bestemmi e poi preghi, non riuscirai ad imbrogliare il prete. - Se canda lo gallo for d’ora jo’ lo pujà, ‘naddro tembo c’emo doma’!
Se il gallo canta fuori orario nel pollaio, domani cambia il tempo. - Se casca in trappola la faina, trema la volpe e rride la gajina.
Se cade in trappola la faina, trema la volpe e ride la gallina. - Se casca ‘n signore s’è sbisciato, se casca ‘n poretto adè ‘mbriaco.
Se cade un signore vuol dire che è scivolato, se cade un poveretto vuol dire che è ubriaco. - Se cerchi rogna, troi chi te la gratta.
Se cerchi guai, li trovi. - Se c’hai li sordi siedi, sennò stai in piedi.
Se hai i soldi siedi altrimenti stai in piedi. - Se c’hai per amico un’orso, c’avrai bisogno de soccorso.
Se hai per amico un orso, avrai bisogno di soccorso. - Se cucini co’ carma, lo gusto ce guadagna.
Se cucini con calma, il gusto ci guadagna. - Se di li guai te voli ‘rcaccià, a medeco, prete e avvocato dì sempre la verità.
Se dai guai vuoi venir fuori, a medico, prete e avvocato devi dire sempre la verità. - Se in pace co lo padro’ voli stà, lo somaro do’ vole esso devi ‘ttaccà.
Se in pace con il padrone vuoi stare, devi attaccare l’asino dove vuole lui. - Se la donna non c’ha fiji, non ce pija’ consiji.
Se la donna non ha figli, non prendere da lei consigli. - Se la mondagna fa lo cappello, venni la capra e combra lo mantello.
Se la montagna fa il cappello (la neve sulla cima della montagna), vendi la capra e compra il mantello. - Se la pija a la carlona.
Se la prende con comodo. - Se li jorni de la merla voli passa’, pa’, pulenta, porco e fòco a volontà.
Se i giorni della merla (i più freddi dell’anno) vuoi ben passare, pane, polenta, maiale e sotto il camino a scaldarti. - Se li guai non voli cerca’, ‘scorda tanto e non te ‘mpiccia’!
Se i guai non vuoi cercare, origlia tanto, ma non t’impicciare! - Se ne li guai non te voli ‘rtroa’, sta a la larga da lo lupo che pecora se fà!
Se non ti vuoi mettere nei guai, stai alla larga dal lupo che si presenta con sembianze di pecora! - Se non poli muccica’, non mostrà li dendi.
Se non puoi mordere, non mostrare i denti. - Se non t’aiuta Iddio poco te posso fa’ io.
Se non t’aiuta Iddio poco ti posso fare io. - Se non te voli scapicolla’, la martinicca in costa hai da tira’.
Se non ti vuoi capovolgere, il freno in discesa devi tirare. - Se offri lo còre, ne raddoppi lo valore.
Se offri il cuore, ne raddoppi il valore. (Se sei altruista, ti sentirai meglio e te ne saranno riconoscenti) - Se omo accorto te voli mostra’, le trappole più nascoste tu devi evita’.
Se uomo accorto ti vuoi mostrare, le trappole più nascoste tu devi evitare. - Se parli de lo diaolo, je spunta le corna.
Se parli del diavolo, arriva subito e iniziano a vedersi le corna. (Apparizione improvvisa di qualcuno di cui si stava parlando) - Se pioe o jorno de San Barnavà, l’ua vianga se ne va, se pioe da matina a ssera, se ne va ‘a vianga e ‘a nera.
Se piove il giorno di San Barnaba (11 giugno), l’uva bianca se ne va, se piove da mattina a sera, se ne va l’uva bianca e nera. - Se scappa le nuvole là, o pioe ogghi o pioe doma’.
Se escono le nuvole là (dietro le montagne), o piove oggi o piove domani. - Se se chiude ‘na porta, se apre un porto’.
Se si chiude una porta, si apre un portone. - Se se rennuvola sopra la vrina, pioe prima de domatina.
Se si riannuvola sopra la brina, piove prima di domani mattina. - Se si fatto un bello gesto, non ce fa’ un manifesto.
Se hai fatto un bel gesto, non vantartene. - Se si vella signo’ ogghi! Che si fatto, t’ha rliccato li manzitti?
Come sei bella signora, per caso ti hanno leccato i vitelli? (Complimento umoristico a signora bella e ben curata) - Se sposi ‘na donna vella, te tocca a fa’ la sentinella!
Se sposi una donna bella, devi fare la sentinella! - Se sputi per aria, te rcasca addosso.
Se sputi in aria, ti ricade addosso. - Se tte cchiappo, te scrocio!
Se ti prendo ti picchio. - Se tte cchiappo, te sdemetto!
Se ti prendo ti picchio. - Se tte cchiappo, te sdirìno!
Se ti prendo ti picchio. - Se tte mitti a fa’ li cappelli, nasce la jende senza testa.
Se ti metti a fare i cappelli, le persone nascono senza testa. - Se te piace lo pa’ fresco, sposete lo contadì’ che lo fa spesso.
Se ti piace il pane fresco, sposa il contadino che lo fa spesso. - Se ‘ttacca a li specchi!
Si aggrappa agli specchi! - Se tu meni, io ‘ccosto.
Se tu bocci io accosto – riferito al gioco delle bocce. (Bisogna usare prudenza) - Se vai a durmi’ co’ li ca’, te sveji co’ le purgi.
Se vai a dormire coi cani, ti svegli con le pulci. - Se vo’ freca’ la vicina, quanno lo gallo canta, tu camina.
Se vuoi fregare la vicina, quando il gallo canta, tu cammina. (Invito a svegliarsi preso la mattina) - Se voli camba’, le rape devi magna’.
Se vuoi vivere, le rape devi mangiare. - Se vòli che la robba se faccia, chiude la vocca e moe le vraccia.
Se vuoi che la roba si faccia, chiudi la bocca e muovi le braccia. - Se vòli che l’amicizia se mandenga, ‘na mana vaca e ‘na ma’ venga.
Se vuoi che l’amicizia si mantenga, una mano lasci e una mano prenda. - Se vòli esse’ un vrao viforgo, laora dritto e fa un vello sorgo.
Se vuoi essere un bravo bifolco, lavora dritto e fai un bel solco. - Se vène le faine, statte attende a le gajine.
Se arrivano le faine, stai attento alle galline. - Semo ‘rriati quì, ‘mo’ ce vole un vecchie’ de vi’!
Siamo arrivati qui, ora offrici un bicchiere di vino! - Sende cresce’ la lana de le pecore.
Sente crescere la lana delle pecore. (Si dice di persona che ha un udito eccezionale) - Settembre ‘ssolato, do’ vai troi ‘pparecchiato
Se a settembre c’è il sole, trovi apparecchiato ovunque. (Se a settembre c’è il sole, Il raccolto e quindi il benessere si farà vedere e sentire ovunque) - Settembre, l’ua adè fatta e li fichi penne.
Settembre, l’uva è fatta e i fichi pendono dall’albero. - Settembre, o secca a fonte, o sbraca lo ponte.
A settembre o c’è la secca o piove tanto. - Si capito fischi per fiaschi!
Hai capito fischi per fiaschi. (Quando una persona ha capito tutt’altra cosa) - Si come lo calla’: o tegni o coci.
Sei come il pentolone sul fuoco, o sporchi o cuoci. (Riesci sempre a scocciare) - Si nato co’ la camiscia!
Sei nato con la camicia! (Si dice a persona fortunata) - Si ‘no strolleco!
Sei un indovino! - Si più dorge de un campo de varbavietole.
Sei più dolce di un campo di barbabietole da zucchero. - Si tarmente ‘gnorande che non sai fa’ la “o” nemmeno co’ lo vecchiè.
Sei talmente ignorante che non sei capace di fare neanche la “o” con il bicchiere. - Si tutta testa, da lo collo in sù.
Sei tutto testa, dal collo in su. (Dicesi di persona intelligente, ma ironicamente anche il contrario) - Si un lippichì.
Sei un provocatore. - Si visto mai li somari vola’?
Hai visto mai gli asini volare? (Detto per le cose non credibili) - Si voluto ‘a bicicletta? Mo’ pedala!
Hai voluto la bicicletta? Adesso pedala! - So pijato moje e mo lo so’, male stavo pegghio sto!
Ho preso moglie e ora ne sono consapevole, prima stavo male ora sto peggio! - Solo chi c’ha lo cervello po’ cambià idea.
Solo chi ha il cervello puo’ cambiare idea. - Sopra le scarpe noe, prima o dopo ce pioe.
Sopra le scarpe nuove, prima o poi ci piove. - Sotto lo sole de lujo, la testa va in subbujo.
Sotto il sole di luglio, la testa va in subbiglio. - Spennacciu’ e spensierati, rmane sempre disperati.
Spendaccioni e spensierati, rimangono sembre disperati. (Mettere giudizio nella vita, è importante) - Sta a ma’ de prete.
E’ nelle mani del prete. (Sta per morire) - Staco co’ li frati e zappo l’orto.
Sto con i frati e zappo l’orto. (Mi attengo alla maggioranza) - Su la vocca de la jende ce po’ ‘rrià facirmende.
Sulla bocca della gente ci puoi arrivare facilmente. - Su la votte piccola ci sta lo vi’ bono.
Nella botte piccola c’è il vino buono. - Su lo muro vasso ce se ‘ppogghia tutti.
Sul muro basso ci si appoggiano tutti. - Su ‘n solo tegamo non c’è posto, pe’ lo lesso e pe’ l’arrosto.
Il lesso e l’arrosto non entrano in un solo tegame. - Su ‘sto monno dissestato, lo ladro po’ fa’ causa a lo derubbato.
In questo mondo dissestato, il ladro puo’ far causa alla vittima. - Su un sole tegame non c’è posto pe’ lo lesso e pe’ l’arrosto.
Su un solo tegame non c’è posto per il lesso e per l’arrosto. - Sveja marmotta!
Sveglia marmotta! (Si dice a persona imbambolata) - Te amo come lo porco ama la janna.
Ti amo come il maiale ama la ghianda. - Te ‘bbutùro!
Ti arrotolo, ti annodo!
- Te daco u’ mafaro’!
Ti dò uno schiaffo. - Te daco u’ marroescio!
Ti dò uno schiaffo a mano rovesciata! - Te daco u’ ‘mmoccato’!
Ti dò uno schiaffo o un pugno! - Te daco u’ ‘mostaccio’!
Ti dò uno schiaffo! - Te daco u’ scoppolo’!
Ti do uno scappellotto. - Te daco u’ svendolo’!
Ti do uno scappellotto. - Te daco u’ svendolo’ che te rjiro la faccia!
Ti do uno scappellotto talmente grande che ti rigiro la faccia! - Te daco ‘na bbotta fra capo e collo!
Ti dò una botta fra capo e collo! - Te daco ‘na cinguina!
Ti dò uno schiaffo a mano aperta! - Te daco ‘na cracca!
Ti dò un pugno. - Te daco ‘na marafonata!.
Ti dò uno una manata. - Te daco ‘na necca’!
Ti dò un pugno. - Te daco ‘na papella!
Ti dò un pugno! - Te daco ‘na papagna!
Ti dò un pugno! - Te daco ‘na saràca!
Ti dò uno un pugno!
- Te daco ‘na sardella!
Ti dò una botta forte! - Te daco ‘no scappellotto!
Ti do’ uno schiaffo leggero.
- Te daco ‘na schicchera !
Ti do’ una sberla! - Te daco ‘na sberla!
Ti dò uno schiaffo! - Te daco ‘na ‘schiapparata!
Ti dò una sculacciata! - Te daco ‘na ‘zzaccherellata!
Ti dò un pugno! - Te faccio la faccia comme un tamburo!
Ti faccio la faccia come un tamburo! - Te ‘ggomitolo!
Ti raggomitolo!
- Te gonfio come ‘na zampogna!
Ti gonfio come una zampogna.
- Te gnucco!
Ti dò un pugno. - Te ‘nnodo!
Ti annodo!
- Te pacco comme u’ sgummero!
Ti spezzo a metà come uno sgombro!
- Te po’ rricchì, divendà ‘n pascià, tanto puzzi sembre de carzolà.
Ti puoi arricchire, diventare una persona in vista, ma tanto se grezzo come un calzolaio. - Te pozzi leveta’ come la massa de lo pa’.
Che tu possa lievitare come la massa del pane. (Un tempo i bambini piccoli che stentavano a crescere venivano chiusi per alcuni minuti dentro la “mattera” del pane) - Te rruìno!
Ti rovino! - Te sbraco!
Ti spacco in due. - Te sconocchio!
Ti do’ le botte! - Te se pozza murì lo porco e rruina’ tutte le sargicce de anno!
Che ti possa morire il maiale e rovinare tutte le salsicce dello scorso anno! - Te seccio le ma’!
Gentile invito a stare fermi rivolto dai genitori ai bambini - Te sòno come un tamburo!
Ti suono come un tamburo!
- Te sòno come ‘na zampogna!
Ti suono come una zampogna!
- Te ‘ssotterro!
Ti uccido! - Te svordo come un carzetto!
Ti rivolto come un calzino!
- Te svordo come un cunello!
Ti rivolto come un coniglio!
- Tène lo fiato co’ li dendi.
Tiene il fiato con i denti. (Si dice di persona gravemente malata) - Testa fresca, piedi calli, campi cent’anni.
Fresco in testa, caldo ai piedi e vivi cento anni. - Tira lo vendo, ‘bbaja lo ca’, che ne pensi tu comba’?
Tira il vento, abbaia il cane, cosa ne pensi tu amico? - Tocca sarvà capra e cavoli.
Bisogna salvare capra e cavoli. (Bisogna fare bene tutte le cose) - Tra ca’ non se muccica.
I cani non si mordono tra loro. - Tra la socera e la nora lo diaolo lavora!
Tra la suocera e la nuora il diavolo lavora. (Perchè ci sono spesso attriti) - Tra lo gatto e la frittura, mettece ‘na serratura.
Tra il gatto e la frittura, mettici una serratura. - Tra lume e scuro.
Tra luce e buio. (Al tramonto) - Tra pijà e lascià, ce devi pensà bene.
Tra prendere o lasciare, occorre ben pensare. - Tra promesse, befane e befanoni, saccocce vòte e tante delusioni.
Tra promesse, befane e befanoni, tasche vuote e tante delusioni. - Tre zzumbi fa ‘na vacca, dopo tre ghiacciate cemo ll’acqua.
Tra salti va una vacca, dopo tre ghiacciate arriva l’acqua. - Tu che c’hai lo specchio de legno?
Ma tu hai lo specchio di legno? (Si dice a chi critica la bellezza altrui) - Tu poli ji do te pare, ma da la morte non te poli libberare.
Tu puoi andare dove ti pare, ma dalla morte non ti puoi liberare. - Tu si gorba e io tasso, tu si furbo ma io te passo.
Tu sei volpe e io tasso, tu sei furbo ma io ti passo. (Ti credi una volpe, ma sono più furbo io) - Tutti li fiumi va jo lo mare.
Tutti i fiumi vanno al mare. - Un mese è fatto de trenta jorni e de sassanta pulende.
Un mese è composto da trenta giorni e da sessanta polente. (Con riferimento al fatto che un tempo si mangiava la polenta a pranzo e a cena) - Un po’ de vi’ lo stommeco assesta, lo troppo vi’ ‘rruìna stommeco e testa.
Un po’ di vino lo stomaco assesta, il troppo vino rovina stomaco e testa. - Un quadro vale più de mille parole.
Un quadro vale più di mille parole. - Una ne studia lo ca’ e una la lepre.
Una ne studia il cane e una la lepre. (Nessuno è tonto) - Una recchia sorda, cendo lengue secca.
Un orecchio sordo, cento lingue secca. (Chi non porge orecchio alle maldicenze o agli insulti le ferma anche) - Un’aria de foco e una de cantina, fa vène la sera e fa vène la matìna.
Un boccata d’aria calda e un sorso di vino, fanno bene la sera e la mattina. - Un’ora contento, repaga un anno de tormento.
Se per un’ora sei contento, sei ripagato di un anno di tormento. (A volte basta poco per essere ripagati da lunghe fatiche) - Urdimo ‘rriato, male accontentato.
Ultimo arrivato, male accontentato. - Va’ co’ chi è mejo de te e pagheje le spese.
Vai con chi è meglio di te e pagagli le spese. - Va llà ppiazza e pija consijo, rmane a casa e fa quello che te pare.
Vai in piazza e prendi consiglio, rimani e casa e fai quello che ti pare. (Segui i consigli se vuoi) - Vai a durmì co lo ca’, te arzi co le purgi.
Se dormi col cane ti alzi con le pulci. (Il significato specifico sarebbe ” se vai a letto con un uomo, potresti rimanere incinta”) - Vale più ‘na casetta e un core condendo, che un palazzo pieno de vèndo.
Vale più una casetta e un cuore contento, che un palazzo pieno di vento - Vale più un passero pijato, che cento da pija’.
Vale di più un passero già preso, che cento da prendere. - Vale più un vecchio in un cando, che ‘no joenotto in mezzo a lo campo.
Vale più un vecchio che canta, che un giovanotto in mezzo al campo. - Vatte a fatte da ‘n panino!
Imprecazione: vai a quel paese. - Ve se possa secca’ la lengua!
Vi si possa seccare la lingua! (Si dice alle persone che parlano troppo) - Vecchiaia co’ pazienza, prolunga l’esistenza.
Vecchiaia con pazienza, prolunga l’esistenza. - Vella non è disse lo porco, gghià voje l’acqua!
Bella non è disse il maiale, già sta bollendo l’acqua! - Vella non è disse lo rospo, lo contadi’ ‘gguzza la canna!
Bella non è disse il rospo, il contadino sta aguzzando la canna! - Vì, cascio e pere, pasto da cavaliere.
Vino, formaggio e pere, pasto da cavaliere. - Vizio de natura, fino a la fossa dura.
Vizio di natura fino alla fossa dura. - Vo’ lea’ lo sangue a lo grillo?
Vuoi togliere il sangue al grillo? (Quando si vogliono ottenere cose impossibili) - Vocca che non parla, no la ‘juta gnisciu.
Bocca che tace nessuno l’aiuta. - Voglia de fadiga’ sardeme addosso!
Voglia di lavorare saltami addosso. (Detto a colui (o da qualcuno) che non ha voglia di lavorare) - Vole la votte piena e la moje ‘mbriaca.
Vuole la botte piena e la moglie ubriaca. (Si dice a chi pretende troppo) - Vrutta de viso, c’ha sotto lo paradiso.
Brutta di viso, ha sotto il paradiso. - Zotici e villani, discute co’ le mani.
Zotici e villani discuton con le mani.
Lo largo è una comodità lo stretto è un piacere.
Con riferimento allo spazio che serve per lavorare con comodità e invece allo stretto che è un piacere soprattutto sessuale.
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grazie mille Luigi, lo aggiungo
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Chi dorme non piglia pesci
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