Casa del contadino

Ai tempi della mezzadria, sistema di produzione e di gestione agricola che si è protratto fino alla metà del XX secolo, la terra era affidata ai contadini che abitavano in una casa – detta casa colonica –  che solitamente era ubicata al centro o su un lato all’interno del podere.  La struttura della casa contadina era molto semplice: al piano terra si trovava la cucina, di dimensioni abbastanza grandi anche perché era il luogo in cui la famiglia del mezzadro trascorreva, soprattutto di inverno , la maggior parte del tempo. Infatti, di fronte al caminetto venivano svolti piccoli lavori agricoli, come la pulitura dei salci, e la creazione di cestini per le damigiane, ecc.

Al centro della cucina troneggiava il focolare e la zona intorno al camino, luogo dove, nei giorni freddi si radunavano per scaldarsi i vecchi ed i più piccoli. Sotto la cappa del camino c’era un perenne paiolo nero od una piccola caldaia piena di acqua calda per i vari servizi domestici, oltre a due o più fornelli, con vari treppiedi. Oltre ad una indubbia importanza funzionale il caminetto era il luogo in cui nelle fredde sere  invernali, le famiglie si riunivano per parlare confrontandosi sulle difficoltà quotidiane e dove i più piccoli ascoltavano le vecchie storie raccontate dai vecchi.

Non molto lontano dalla cucina, si trovava il forno. Nella famiglia contadina, fino a due 2-3 generazioni fa, il pane veniva preparato in casa settimanalmente, in base agli impegni della massaia, ma generalmente il venerdì o il sabato in modo da averlo abbastanza fresco per la Domenica, il giorno del Signore. La qualità del pane era migliore di quello attuale: buono per una settimana, mangiabile anche per due settimane. Le massaie, per far sì che il pane durasse più a lungo lavoravano la farina e l’acqua senza aggiungere il sale che era  un elemento prezioso e raramente disponibile per le famiglie più povere.

Sempre al piano terra e vicino alla cucina si trovavano le stalle. Il capitale più importante per il contadino era il bestiame del quale era proprietario al 50% insieme al padrone terriero. Bisognava quindi accudire e  nutrire gli animali facendo attenzione alle condizioni di salute di ogni singolo capo di bestiame. Se invece la cucina era al primo piano, la stalla si raggiungeva per mezzo di strette scalette interne, in modo da permettere al contadino di andare a governare il bestiame al mattino presto senza uscire di casa.

Nei paraggi della stalla si trovava ubicata la carraia dove venivano riposti  i carri agricoli ed altri materiali. Vicino alla stalla si trovava la concimaia, dove il contadino  raccoglieva il letame per poi utilizzarlo come concime e fertilizzante naturale ricco di sostanze nutritive per le piante e per l’orto. Nei pressi della cucina si trovava la cantina dove si trovavano i tini, le damigiane e i barili, e dove il contadino faceva il vino. L’olio era invece conservato in casa.

Al primo piano della casa colonica o contadina si trovavano almeno tre o quattro camere, perché le famiglie erano numerose e poteva benissimo capitare, se i figli erano tanti, che un paio di essi finissero a dormire  “ai piedi del letto” nella camera dei genitori.

Nei paraggi della casa colonica, ecco la capanna (o fienile), una costruzione a due piani dove al piano terra poteva alloggiare le conigliere e fare da deposito vario di concimi. Al piano superiore veniva immagazzinato il fieno, che giornalmente veniva prelevato dal contadino da dare in pasto al bestiame.

Non molto distante dalla capanna c’era il pagliaio, da dove il contadino prendeva la paglia, che costituiva la lettiera per il bestiame e sempre nello stesso ambito c’era la porcilaia ed al piano superiore di essa il pollaio. Tutte queste costruzioni si trovavano ai lati dell’ aia, che era un grosso quadrato o rettangolo di circa 30 x 40metri. Di solito era rivestita a mattoni e veniva utilizzata per trebbiare il grano e gli altri prodotti del podere. Nella vita familiare dei mezzadri e dei contadini l’aia svolgeva in estate la stessa funzione che  aveva il camino d’inverno. Infatti sull’aia, le famiglie si riunivano ed alcune volte, venivano fatti i balli e feste campestri.

Vicino all’aia c’era il pozzo da cui si attingeva l’acqua, per far fronte ai bisogni di acqua della famiglia e degli animali. Sempre nei paraggi della colonica vi erano il frutteto e l’orto dove il contadino coltivava carciofi, finocchi, cipolle, zucchine e pomodori che servivano ai bisogni della famiglia.

2 commenti

  1. Ho già espresso il piacere che provo leggendo queste nostre storie di vita e di costume.
    Complimenti perciò al Blog di Montecosaro.
    Suggerimento: credo sia il caso, una volta completato gli articoli sulla nostra storia, raccoglierli in un “quaderno” da proporre in acquisto ai cittadini. Mi prenotato per almeno cinque piccoli “quaderni”. Cordialmente, Giuseppe Perugini

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