Sinceramente non sono molte le persone che, nella loro spontanea semplicità, sono riuscite nel tempo a trasmettermi la loro emozionante umanità. Tra queste, sicuramente, c’è Quinto. Un personaggio vero, puro e sincero come l’innocenza di un bambino. Quello che, nella mia infanzia, vedevo in lui e che con gli anni mi ha confermato. Per me è stato, nonostante la differenza d’età, un compagno di giochi. Perché era giovane dentro, aveva un animo serenamente allegro che riusciva a contagiare chiunque avesse la fortuna di conoscerlo. Un ingenuo simpatico burlone, con un cuore grande. Con la sua inseparabile fisarmonica ha accompagnato i miei primi passi nel mondo della musica e “ogni volta” che ci penso mi sembra di riascoltare quella sua voce inconfondibile intonare “le campane fa tan tin ton ed il callo chicchirichì ” o suonare per noi i Calli Calli dei “Babbussi, gli altissimi negri…”
A Quinto, un caro amico, troppo simpatico e spiritoso ho voluto regalare un momento di felice notorietà con la mostra a lui dedicata sul loggiato di Sant’Agostino nell’agosto del 1998. Era intitolata “Mani in alto Blek”: si trattava di una esposizione di fumetti e tavole originali tratte da Capitan Miki e Grande Blek, pane quotidiano delle nostre giovanili letture. Che c’entra- qualcuno può pensare – Quinto Berrettoni con tutto questo? Poco in realtà, anche se per me ha un profondo significato perché riesce a portarmi indietro nel tempo, quando giocavo con gli amici a “mani in alto a dieci passi” o quando al cinema saltavo in piedi ogni volta che “arrivavano i nostri!”. Che tempi…e Quinto c’era? Certo, nascosto in un angolo a farci paura con la sua voce profondamente roca e quell’ incancellabile frase che ci gelava il sangue: “Mani in alto Blek”. Un’emozionante sensazione che resterà per sempre scolpita nella nostra memoria. Solo tanti anni dopo mi sono tolto la curiosità di farmi spiegare l’origine di quella irrefrenabile idea. Mi disse che quand’era ragazzo si divertiva ad intimorire il suo compagno, un certo ” Vello’ “, secondo lui colpevole di “cavalcare le praterie di San Savino…”. Ecco spiegato, dunque, questo connubio del “Quinto-Blek” che, in apparenza incomprensibile e sconcertante, è invece un legame a doppio filo con un passato semplice, ingenuo e sognatore. Come è rimasto lui nella mia memoria.
Paolo Marinozzi
Fumetto “Grande Capo”, soggetto di Paolo Marinozzi e disegni di Marco Temperini
Cartolina invito per la mostra fumetto “Mani in alto Blek” di Sabato 8 agosto 1998.