“Don Bernardone”… “Padre sventola”: questi sono solo due dei soprannomi di quello che per tutti era semplicemente don Berna’. Nato ad Ortezzano nel 1929, venne ordinato sacerdote nel 1955, nel 1957 venne mandato dal vescovo a Montecosaro. Nel 1979, alla morte dell’allora parroco don Sante Petrelli, gli vennero affidate le anime della nostra comunità. I più anziani ricordano il suo difficile inserimento nei primi anni del suo mandato qui a Montecosaro, gli sfoghi ed i pianti con le persone a lui più vicine. Ricordano anche la stima e devozione che nutriva per l’allora Arciprete don Sante Petrelli.
Si prodigò da subito verso le molteplici attività parrocchiali ed in particolare in quelle dell’Azione Cattolica e dell’allora oratorio “don Bosco” promuovendo ed organizzando “adunanze”, incontri di spiritualità, pellegrinaggi, attività sportive e ricreative.
Il cinema e l’oratorio “don Bosco” erano lui! Lui che sceglieva le pellicole, che si recava in Ancona a ritirarle e riconsegnarle, che affiggeva i manifesti, che sceglieva gli operatori, che contattava la SIAE, che faceva i biglietti, che rimproverava bonariamente i ragazzi che schiamazzavano in sala. Lui si fece promotore del cinema all’aperto nel campetto parrocchiale dove negli anni ’60 i giovani ascoltavano musica da un Juke box, bevevano bibite, giocavano a carte, discutevano, “filavano”, mentre i meno giovani giocavano a bocce. Sempre lui presiedeva le riunioni (adunanze), sin da quando l’oratorio e l’asilo si trovavano nel palazzo delle suore in via IV Novembre.
Lo ricordiamo sporco d’inchiostro in volto e sulle braccia, alle prese con la sua vecchia macchina del ciclostile intento a stampare volantini parrocchiali o con vistose macchie di sugo sulla tonaca o nelle afose giornate estive, seduto sulle scalette del comune a mangiare con gusto un refrigerante ghiacciolo.
Lo ricordiamo seduto davanti alla tastiera di un organo, tentare di accompagnare con note più o meno precise i canti liturgici e a tavola, nei tanti momenti conviviali e di festa della nostra comunità, apprezzare la buona cucina ed alzarsi spesso con evidenti macchie di sugo.
Divenne un “mito” quando, a bordo della sua fiat 500 bianca, percorreva le vie del paese con un lembo di tonaca svolazzante fuori dallo sportello, il finestrino abbassato con il braccio sporgente e qualche giovane al suo fianco.
Sempre affascinato dalla tecnologia, acquistava gli ultimi modelli di macchine fotografiche, di cineprese, di proiettori. Più recentemente, prima che le sue condizioni si aggravassero, rimase conquistato dall’uso del computer che considerava strumento insostituibile per le sue attività parrocchiali. Famosa la sua esclamazione “Boia di un mondo !”.
Il suo ufficio, la sua cameretta, la sua automobile, rispecchiavano il suo modo di essere disordinato e distratto ma sempre attento ad evitare sprechi e nel cercare l’occasione migliore per gli acquisti a vantaggio della parrocchia. La sua attenzione verso i problemi economici ed amministrativi della chiesa lo hanno portato ad occupare incarichi a livello diocesano. L’amore per la Scuola Materna “Sacra Famiglia” e dell’importanza che lui attribuiva all’educazione cristiana sin dall’infanzia. Le suore, che si sono succedute negli anni, erano per lui fulcro e sostegno per questo fondamentale processo educativo e formativo cristiano.
Sensibilità verso le confraternite, verso la corale, i benefattori, i catechisti, i giovani e le associazioni parrocchiali. Si è sempre prodigato per la conservazione ed il restauro di opere d’arte: dipinti, affreschi, sculture, ornamenti e paramenti sacri. Ha voluto e seguito interventi e restauri nella chiesa Collegiata e di quella di San Rocco. Ricordiamo il bel restauro della chiesa del Crocifisso, per non parlare delle sue battaglie sulla proprietà della chiesa di S. Agostino.
Sua è stata l’opera di sistemazione del cortile della casa parrocchiale e del campetto polifunzionale, del muro di recinzione, della realizzazione dei sottostanti garage e la sistemazione delle sale parrocchiali. Sua l’idea del giornalino parrocchiale giunto al suo 12° anno.
Quando le forze cominciarono a venir meno, invece di ritornare nella sua Ortezzano, decise di ritirarsi nella locale Casa di Riposo “A. Gatti”.
Solo e con pochi fedelissimi parrocchiani accanto, all’età di 83 anni, munito dei conforti religiosi, sereno ritornò nella Casa del Padre.
Tra le sue volontà, il desiderio che sue spoglie fossero tumulate nel cimitero della sua amata Montecosaro.
I solenni funerali sono stati celebrati il 22 giugno 2012.
Don Bernardo: Un prete, un parroco, un montecosarese, un personaggio, un’istituzione, un uomo buono, prodigo, che non serbava rancori, sempre pronto a perdonare, che ha offerto tutta la sua vita a Dio e le sue opere ai suoi amati parrocchiani.
Dal suo testamento spirituale.
“… Sono vissuto nell’unica religione cristiana cattolica, intendo anche morirvi. Ringrazio innanzitutto per sua bontà di avermi chiamato indegnamente al sacerdozio e per avermi affidata una porzione del suo gregge, in qualità di parroco.
Confesso di aver mancato tante volte ai miei doveri. Come chiedo scusa a chiunque avessi offeso anche involontariamente. Così se avessi ricevuto qualche torto, so di averlo perdonato e dimenticato per cui mi sembra di essere in pace con tutti. Ma a tutti chiedo la carità di un suffragio, perché il Signore usi misericordia dei miei peccati.
Cari, vi ho voluto sempre bene e continuerò a volervene sempre nel Signore, nel quale ci diamo appuntamento [….]”
Fabrizio Quattrini
Bravo, Don Bernardo era quello che hai con pochi tratti dattiloscritti bene raffigurato.Purtroppo, la gente di Montecosaro non ha saputo apprezzare ……… nemo profeta in patria!
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