Pozzo

Già gli antichi romani avevano scavato i pozzi per fornire d’acqua gli insediamenti agricoli che avevano organizzato. Non si sa se questi utilizzassero il rabdomante per localizzare l’acqua, ma a metà del novecento, c’era ancora qualche castellano che aveva (o diceva di avere) tale proprietà, cioè quella di scoprire nel terreno la presenza di acqua in profondità. I rabdomanti si servivano di una bacchetta di legno a forma di ipsilon(Y), tenuta dalle due mani alle estremità e orizzontale al terreno; seguendone le vibrazioni, arrivati al punto dove sentivano esserci l’acqua, indicavano dove si poteva scavare il pozzo. Pare che ci azzeccassero.

I pozzi erano costruiti con una struttura muraria di vario tipo, avevano una “camicia” interna, in mattoni e cemento e presentavano un anello emergente che fungeva da parapetto.

L’acqua veniva attinta, facendo scendere con la corda il secchio a mezzo della carrucola e tirandolo su con la forza delle braccia. L’acqua serviva per tutti i bisogni della vita domestica di una famiglia numerosa e per far bere il bestiame. L’uso della pompa con il motore a scoppio sarebbe avvenuto solo qualche decennio dopo, con conseguente ed evidente risparmio di energie. Poi l’energia elettrica che ha decisamente semplificato tutto.

Un altro attrezzo che corredava il pozzo era il “rampino” o “raschio da pozzo”. Era in ferro battuto e serviva per recuperare i secchi del pozzo che, sganciati dalla corda della carrucola, erano caduti nel fondo. Il recupero era a volte semplice ma a volte complicato e pertanto si usava quell’attrezzo di varie forme e con più meno ganci per il recupero.

La zona del pozzo era sempre abbastanza umida attorno, per cui spesso, facendolo crescere appoggiato alla parete a sud, era coltivato il rosmarino che si sviluppa bene, senza bisogno di integrare le annaffiature e spargeva nelle adiacenze il suo gradevole aroma.

Il pozzo era presente anche in ogni casa del “ceto benestante”, generalmente si trovava nel cortile d’ingresso, al centro ove venivano convogliate e raccolte, durante i temporali, le acque piovane che defluivano dai tetti.

Non esistendo ancora i moderni sistemi di depurazione, l’acqua veniva spesso depurata con l’uso delle anguille che, introdotte nelle cisterne, rendevano l’acqua piovana idonea ad essere bevuta perché la purificavano ed evitavano che puzzasse.

Spesso accanto al pozzo si trovava un abbeveratoio per il bestiame e una vasca per usi vari. Il pozzo, con il suo fondo d’acqua, in estate, poteva trasformarsi in ghiacciaia per refrigerare bottiglie di vino ed altri alimenti.