detto “Pizzulà”1830-1904 (stagnino e pittore)
Nasce a Montecosaro nel 1830 da Luigi Peroni e Vallesi Maddalena. Già dall’età di 13 anni dimostrava particolari doti per il disegno al punto che i genitori nel 1843 chiesero ed ottennero dal Comune un sussidio. Da grande imparò la professione del padre che era stagnino. Nel settembre del 1854, quando aveva appena 24 anni, venne ingiustamente incarcerato. Da quanto raccontano alcuni discendenti, trascorse circa 18 mesi nel carcere le Vallette di Torino perché ritenuto colpevole dell’omicidio di un suo compaesano vicino di casa con il quale in passato aveva avuto degli screzi. Per sua fortuna successivamente il vero colpevole confessò e il Peroni venne scarcerato.
Da una testimonianza orale raccolta, a quei tempi qualcuno vociferava che il Peroni avesse fatto parte della famigerata “Banda de Patrignà” avendo, quale stagnino, riprodotto su latta le fiamme che adornavano i berretti delle divise dei Carabinieri usati per mettere poi a segno delle rapine nelle campagne del territorio. Emigrò più volte in Sud America a partire dalla fine dell’800. Sembra che “Pizzulà” abbia affrescato le volte di un altare nel Duomo di Montevidéo in Uruguay. Sua è la pala autografa dell’altare principale nella chiesetta della frazione di S. Lucia di Morrovalle. Suoi gli affreschi sul soffitto della sala Consigliare del Palazzo Comunale di Montecosaro. Suo anche il puttino che volteggia intimandoli silenzio tra quattro tondi con paesaggi sul soffitto di un’altra stanza. Riscontri si hanno anche nel Palazzo Laureati e nel Palazzo Malerbi dove risulta che Peroni sia stato chiamato negli stessi anni che affrescava le volte del comune.
Suoi alcuni affreschi anche nel palazzo Marinozzi, nel palazzo Gentili, e forse anche nel Palazzo Orlandi. Bravo ritrattista, sicuramente sono suoi due ritratti del sindaco Carlo Malerbi e del conte Antonio Gatti, una piccola ed abbozzata S. Lucia per la banda musicale e qualche altra cosa ereditata dai suoi discendenti tra cui un autoritratto ed un giudizio universale. Presumibilmente c’è altro ancora di lui in qualche chiesa del maceratese e nel sud dell’America dove emigrò a più riprese e che fece la sua fortuna.
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