Il calderaio, in dialetto “Callarà”, è uno dei mestieri più antichi del mondo, inventato, forse, con la scoperta stessa dei metalli e con il loro utilizzo nella vita quotidiana. Il calderaio (o stagnino) costruiva (e riparava) padelle, scodelle, piatti, bicchieri e posate, tutti rigorosamente in materiale metallico, utilizzando la lamiera di ferro dolce, duttile alla piegatura per far assumere all’oggetto la forma voluta. Le giunture si ottenevano sovrapponendo i lembi, per poi perforarli nel contorno e chiodarli con ribattini sempre di ferro. Infine i bordi venivano riempiti con lo stagno che veniva fuso con l’apposito attrezzo arroventato nella fucina. Visto l’ampio uso di carboni e ferro, facilmente questi artigiani erano riconoscibili dalla fuliggine. Purtroppo sono pochissimi gli “artisti del metallo” ancora in attività e rischiano di estinguersi per sempre.
A Montecosaro con il nome di “callarà” si intendeva chiamare i lattonieri, stagnini e ramai. I quali fabbricavano in prevalenza lanterne ad olio, pompe per irrigare, utensili da cucina, caldaie, contenitori per il mosto, zolfarelle, scaldaletti… Tra i tanti vanno ricordati: Luigi Vallesi; Alberto, Nando, Elio (Cucciolo’); Giacomo Vallesi (Menotti); Nicola Orioli; Giuseppe Orioli (Lo Nano); Tullio, Mario, Eno Scipioni (Stocchi); Nazzareno (Nenaccia) e Bruno (Cancellari) Marchetti.
E poi c’era lui, il primo “Tutto per Tutti” di Montecosaro, Vince’ de Vasi’ (Vincenzo Bentivoglio). Un atipico artigiano locale che, nella sua bottega eseguiva qualsiasi riparazione. Per essere ancor più precisi, bisognerebbe rileggere la scritta della sua targa appesa all’entrata. “Ripatrazioni tegie e lapegie, coperci e ombreli”. A proposito, una volta venne da fuori un ombrellaio che, con la sua Apetta, imperversava per il paese invitando le massaie a portare il loro ombrello da riparare. Allorché, vistosi superato dalla concorrenza esterna, si mise dietro al furgoncino del rivale girando per tutto Montecosaro. E quando quello annunciava a squarcia gola “ombrellaioooo”, il nostro Vince’ rispondeva da par suo…”pure ioooo!”. Mitico.
Nelle foto: Bruno Marchetti, Vincenzo Bentivoglio e Eno Scipioni
Consulente storico: Paolo Marinozzi