Civiltà picena
Le Marche vissero un periodo di unità culturale nell’Età del ferro, quando furono abitate per la quasi totale interezza dai Piceni, con gli importanti centri di Novilara (nei pressi di Pesaro), Ancona, Belmonte Piceno e Ascoli Piceno. La diffusione della civiltà picena segna il passaggio dall’Età del Bronzo a quella del Ferro, nonché il passaggio alla Storia, con l’introduzione della scrittura.
Le testimonianze lasciate da questa civiltà sono molto ricche e fortemente caratterizzate, specie nella scultura, anche monumentale, nell’arte figurativa, che presenta una notevole fantasia nelle figure ed una tendenza all’astrattismo, nell’originalità delle forme della ceramica, nell’abbondante uso dell’ambra, nella grande varietà di armi, nei vistosi corredi femminili. La lingua della maggior parte delle iscrizioni è italica ed è detta Sudpiceno; in quattro iscrizioni è attestata invece l’enigmatica Lingua di Novilara.
Invasione gallica e fondazione greca di Ancona
Nel IV secolo a.C., la regione vide l’arrivo dei Galli Senoni, popolazione gallica proveniente dalla provincia francese dello Champagne, che occuparono tutto il settore settentrionale della regione, fino al fiume Esino, ma anche alcune zone più a sud.
Nello stesso periodo i Greci di Siracusa fondarono la colonia di Ankón, l’attuale Ancona. Con la fondazione siracusana l’emporio divenne una città di lingua, cultura ed aspetto greco, che poi mantenne a lungo, quando già la regione circostante e l’Italia centrale erano entrate prima nell’influsso e poi nello stato romano.
I Piceni, dunque, che prima dell’arrivo dei Sènoni vivevano in tutto il territorio che oggi definiamo marchigiano, si trovarono a convivere con culture diverse, che influirono profondamente sul loro modo di vivere, tanto che gli archeologi parlano di una nuova fase della civiltà picena: la “Piceno IV”, l’ultima di questo popolo italico prima della sua romanizzazione. Nello stesso tempo, anche l’originaria cultura celtica dei Sènoni, a contatto con Piceni e Greci, subisce un’evoluzione, dissolvendosi in una koiné celto-greco-italica, dove l’elemento celtico rimase immutato solo per ciò che riguarda l’armamento.
Ankón, attraverso il suo porto, mantenne rapporti intensi con i principali centri del Mediterraneo orientale, come provano le testimonianze archeologiche, numerose e significative specialmente per l’età ellenistica. Tra la fine del II e l’inizio del I secolo a.C. fu gradatamente assorbita nello stato romano, pur rimanendo per alcuni decenni un’isola linguistica e culturale greca.
Periodo romano
Due importanti strade collegavano le Marche a Roma: la Flaminia, che arrivava a Fano, e la Salaria, che arrivava a Porto d’Ascoli. Inoltre durante il periodo imperiale, Ancona venne scelta da Traiano come porto di Roma verso oriente, come testimonia anche l’iscrizione dell’arco di Traiano di Ancona, nella quale il capoluogo marchigiano è chiamato accessum Italiae, cioè “ingresso d’Italia”.
Come tutti i territori delle moderne regioni italiane, anche quello marchigiano ebbe nel periodo romano diverse variazioni amministrative. Sotto l’impero di Augusto il sud della regione faceva parte della Regio V, detta Picenum, mentre la parte nord, detta Ager gallicus picenus, era compresa nella Regio VI, che comprendeva anche i territori orientali dell’attuale Umbria. Con la riorganizzazione amministrativa di Diocleziano, tutto il territorio delle attuali Marche era riunito nella Flaminia et Picenum, che comprendeva anche la Romagna. Questa provincia venne suddivisa sotto l’impero di Teodosio I in due circoscrizioni: le Marche settentrionali, dette Picenum Annonarium, formarono con la Romagna la Flaminia et Picenum Annonarium, mentre il sud della regione costituì il Picenum Suburbicarium. Alla caduta dell’Impero romano d’Occidente, le Marche, dopo aver fatto parte del regno di Odoacre, entrarono nell’orbita dell’Impero Romano d’Oriente come il resto d’Italia, mentre il vecchio nome “Piceno” si perse.
Alto Medioevo
Durante la Guerra gotico-bizantina, il territorio delle odierne Marche fu teatro di importanti azioni militari; Ancona ed Osimo furono due capisaldi delle azioni militari, la prima bizantina e la seconda gotica. Dopo la vittoria bizantina, la regione, insieme al resto d’Italia, fu sotto il dominio dell’Impero d’Oriente.
Successivamente, in seguito all’invasione dei Longobardi, il territorio regionale si ritrovò spezzato in due parti: le città del nord della regione fino ad Ancona rimasero sotto la giurisdizione dell’Impero romano d’Oriente, costituendo la Pentapoli bizantina, a sua volta divisa fra le città costiere inglobate nella Pentapoli marittima (Rimini, Pesaro, Ancona, Senigallia e Fano) e quelle interne comprese nella Pentapoli annonaria (Gubbio, Cagli, Urbino, Fossombrone, Jesi e Osimo).
Il sud della regione e la parte nord dell’Abruzzo (odierne province di Macerata, Fermo, Ascoli, Teramo e Pescara) furono invece conquistati dai Longobardi, che istituirono la Marca Fermana, la quale confinava ad ovest con il Ducato di Spoleto e a sud con il Ducato di Benevento, anch’essi di istituzione longobarda. La presenza dei Longobardi ha lasciato notevoli vestigia, come ad esempio la necropoli a Castel Trosino sulla via Salaria.
Successivamente l’intero territorio regionale venne unificato prendendo il nome di Marca di Ancona (chiamata anche Marca Guarnerii, dal nome del primo marchese, Guarnieri appunto, della fine dell’XI secolo), indicata sulle antiche carte con il nome di Marca Anconitana olim Picenum. Il termine marca, o “marka”, introdotto dai Longobardi, deriva dal germanico e significa “territori di confine” del Sacro Romano Impero. Il governatore inizialmente aveva sede ad Ancona, poi, quando questa città si svincolò dal controllo dello Stato della Chiesa, il governo della Marca si spostò a Fermo, che era la seconda città della regione per importanza politica.
Età comunale
In epoca comunale fiorirono i comuni di Pesaro, Fano, Ancona, Jesi, Fermo e Ascoli Piceno. In particolare la Repubblica di Ancona ebbe momenti di splendore artistico e culturale grazie ai suoi rapporti marittimi con l’Oriente; è infatti una delle repubbliche marinare il cui stemma non compare nella bandiera della marina militare.
Il 26 dicembre 1194 nasceva a Jesi Federico II di Svevia, futuro imperatore del Sacro Romano Impero, che onorò la città nel 1216 col titolo di Città Regia conferendole anche il titolo di Respublica Aesina, confermando tutti i suoi diritti sulle terre del Contado. Privilegi che le permisero una certa autonomia anche durante la successiva dominazione papale.
Rinascimento
Durante il Rinascimento il Ducato di Urbino fu celebre in tutta Europa, un vero e proprio faro dell’arte e della cultura italiana. Altre città sede di signorie importanti economicamente e culturalmente sono state Camerino, Fano, Pesaro, Senigallia, Fabriano e San Severino Marche. Ancona mantenne invece il suo regime repubblicano, come le altre città marinare italiane.
Periodo pontificio
Tra la metà del Cinquecento e i primi decenni del Seicento le città marchigiane entrarono nello Stato della Chiesa, che, come tutti gli stati regionali italiani, annullò le entità politiche più piccole. Seguì un periodo di recessione, condiviso da gran parte d’Italia, rischiarato solo dal pontificato di Clemente XII che nel Settecento tracciò la strada oggi detta Vallesina e diede respiro all’economia regionale dichiarando Ancona porto franco.
Periodo napoleonico e risorgimentale
Con l’arrivo delle truppe francesi, le Marche si diedero ordinamento repubblicano costituendosi in Repubblica Anconitana, poi assorbita dalla Repubblica Romana. Durante il periodo risorgimentale le Marche parteciparono alle lotte per l’unificazione con i moti di Macerata e con l’eroica resistenza di Ancona durante l’assedio austriaco del 1849, in contemporanea con Roma e Venezia. La battaglia finale dell’unificazione italiana si combatté nelle Marche: celebre è la battaglia di Castelfidardo, che permise l’unione dei territori conquistati da Garibaldi al sud con quelli acquisiti da Vittorio Emanuele II al nord.
Periodo contemporaneo
Nella storia più recente si ricorda la Settimana rossa, la Rivolta dei Bersaglieri, e la partecipazione alla Resistenza, tra le più massicce e popolari d’Italia.
Variazioni territoriali recenti
