Prima della semina il contadino dissodava il terreno, toglieva le pietre più grosse, bruciava i cespugli e sradicava le erbacce. Dopodiché si apprestava all’aratura, attività con la quale si sminuzzava il terreno, si rimescolava, si aerava, conferendogli la necessaria porosità per essere coltivato, operazione essenziale e primaria per la buona riuscita del suo lavoro.
In questa attività il contadino si faceva aiutare dagli animali (buoi, cavalli o muli), a cui metteva il giogo, attaccandovi l’aratro, quel semplice, ma indispensabile strumento di lavoro che tanto ha contribuito alla civilizzazione dell’umanità. Il solo possederlo dimostrava la differenza sociale tra un contadino povero e uno ricco. Il suo utilizzo portò, all’epoca, a una rapida crescita del valore delle bestie da traino che potevano valere anche più del podere stesso e portò a un susseguirsi di invenzioni per facilitare il compito dell’animale, quale il giogo frontale per i buoi e il collare da spalla per i cavalli.
L’aratro fu inventato intorno al IV millennio a. C., in Mesopotamia dai Sumeri, cui si deve anche l’invenzione della ruota.