Laureati padre Giovanni

1666-1727 (Padre missionario)

Gesuita, missionario in Cina per quasi un quarantennio, tra i migliori conoscitori della Cina e della lingua cinese ai suoi tempi. Fervido ed attivissimo evangelizzatore in più regioni cinesi, fu uno dei protagonisti della famigerata controversia sui riti orientali quando, per qualche tempo, ebbe la responsabilità delle missioni dei Gesuiti della Cina; in tale veste fu in diretta comunicazione epistolare con Clemente XI Albani, papa dal 1700 al 1721. Il gesuita Tacchi Venturi annoverò nel 1942 “tra i più gloriosi figli del Piceno”.

Nacque a Montecosaro, nel palazzo di famiglia sullo “spiazzetto”, oggi piazza Garibaldi, da Camillo Laureati e Margherita Porfiri il 27 aprile 1666, morì a 61 anni non ancora compiuti, a Macao, dove l’imperatore cinese lo aveva confinato e consegnato ai portoghesi insieme ad uno stuolo di altri missionari, il 19 febbraio 1727. Ancora bambino aveva conosciuto e frequentato i gesuiti di Macerata che, in paese avevano casa di villeggiatura e qualche rendita. A 16 anni era entrato nella Compagnia di Gesù, nello stesso istituto maceratese dove, un secolo prima, era avvenuta la formazione religiosa del giovane Matteo Ricci. Dopo gli studi classici a Macerata, era partito per Roma: aveva fatto il noviziato a S. Andrea al Quirinale ed iniziato la sua formazione ecclesiastica al Collegio Romano.

Le sue ultime lettere, dirette per lo più ai confratelli, traboccano di desolazione e amarezza per il tracollo della cristianità e della Compagnia di Gesù in Cina. Tracollo dovuto alle persecuzioni del nuovo imperatore Yung Cheng, sul trono a partire dal 1722, ma anche  alla devastante controversia dei riti e – possiamo aggiungere noi – alla fine del primato delle cattoliche colonie portoghesi in oriente. La tomba del Laureati, come anche quella di altri missionari morti a Macao non è più reperibile.

La figura di P. Giovanni Laureati venne per la prima volta ricordata da Alfredo Maulo e Fabrizio Quattrini in un incontro nella chiesa S. Agostino di Montecosaro. Per l’occasione tutti i cittadini ebbero la possibilità di visitare l’antico Palazzo settecentesco che inglobò quella che fu la sua casa natale. A Montecosaro, resta purtroppo solo una muta presenza toponomastica: “Largo P. G. Laureati” (Largo delle logge) e niente più.

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