Pagliaio e fienile

Mentre alcuni restavano nell’aia a calcolare la lunghezza del raggio del cerchio di base del pagliaio avente origine coincidente con l’apposito palo (detto anche stanga), altri, con il carro tirato dalle vacche, andavano nel campo e caricavano il fieno delle pagliarole sul carro e lo portavano nell’aia.

Gli addetti alla costruzione vera e propria del pagliaio erano in numero proporzionale alla grandezza di questo: di solito almeno un paio di uomini; circa altri tre erano addetti a a portare il fieno ai costruttori, utilizzando anche dei sostegni improvvisati quando il pagliaio raggiungeva una certa altezza.

Il nonno guidava il pagliaio armato di una lunga pertica con in cima un piccolo rastrello, faceva cadere il fieno non ben aderente e rimbrottava i costruttori se si ritiravano o si allargavano più del dovuto.

A fine giornata tutto il fieno era disposto a formare, intorno ad un palo che sporgeva in cima, la figura geometrica di un cono molto irregolare a cui davano il nome di “pagliaio”, anche quando era fatto di fieno!

Intorno alle case coloniche, di pagliai ce n’erano molti: quello della paglia, quello del primo taglio, del secondo taglio, e se la stagione era stata piovosa, anche del terzo e perfino quarto taglio (ma un po’ più piccoli).

Non molto distante dal pagliaio c’era il fienile (o capanna) generalmente era una costruzione intervenuta in epoche più recenti rispetto alla costruzione della casa del contadino ed era adibito al ricovero del fieno, al piano superiore, e delle balle di paglia, al piano terra. Da questo deposito, il fieno e la paglia erano man mano spostati nella stalla, per sopperire alle rispettive esigenze.

Di solito il fienile aveva i muri esterni su tre pareti solo, a volte intercalati con parti di grigliato, per far respirare il fieno, l’altra parete era aperta in tutto o in parte.