Oste

Questo mestiere, decenni fa, era molto diffuso visto il gran numero di Osterie che si potevano incontrare in ogni angolo di paesi e città.

L’osteria (definita anche taverna, Bettola, Cantina, Vineria) era il luogo in cui si vendeva il vino al dettaglio, maera  anche il tipico ritrovo serale popolare degli uomini, dove si poteva anche mangiare degli stuzzichini, dell’affettato, un piatto di trippa, un piatto al forno. E c’era chi giocava a carte e chi si intratteneva guardando i giocatori che, vinti o vincitori, si divertivano a chi dare il vino e chi doveva restare a bocca asciutta. Tutti perennemente circondati da una cappa di fumo, di sigarette e sigari.

L’oste era colui che portava al tavolo dei giocatori il vino in una brocca di coccio e le eventuali cibarie. Spesso svolgeva anche la funzione di “confessore” e diventava il “custode dei segreti” di molte persone che, nel vino, trovavano il coraggio di confidarsi. L’oste aveva per ognuno qualche parola di conforto, ma raramente dava pareri personali. Al termine di quella specie di confessione, in cui generalmente si limitava ad assecondare il cliente, lo esortava a tornare a casa dalla moglie.

Non era raro vedere ogni sera uscire dalle taverne gente ubriaca, tanto che, per le strade, si sentiva un “cattivo odore di vino”.

Durante le “feste patronali”, la taverna si riempiva anche di musicanti, appartenenti alla varie bande rionali, e di “forestieri” che venivano in città per la festa di un particolare santo di cui erano devoti. In queste occasioni, i tavoli si riempivano e venivano servite pietanze tipiche a base di carne, che spesso si mangiavano solo una volta l’anno, data la povertà dei tempi.