Spazzino

Oggi si chiama netturbino, oppure operatore ecologico. Molti anni fa, invece, si chiamava spazzino (in dialetto montecosarese scupì). È ovvio, cambiano i tempi e le condizioni e mutano perfino le denominazioni. Anche le strade paesane e cittadine non sono più quelle dei decenni passati, con grosse buche nelle quali l’acqua piovana diventava putrescente, mista al contenuto dei vasi da notte che le donne, spesso, svuotavano fuori casa.

Quello dello spazzino era considerato un lavoro umile, per via della connotazione negativa per il contatto diretto dell’operatore con i rifiuti, ma era anche una figura tipica paesana o di quartiere, conosciuta da tutti e che aveva a cuore i luoghi su cui vigilava: non una carta, una lattina o un oggetto sfuggivano al suo sguardo.

Iniziava a lavorare la mattina di buon’ora e cercava di tenere il paese più pulito possibile. Alcuni, per avvisare del loro arrivo, erano muniti di tromba dal suono particolare.