Spazzacamino

Un tempo il camino, nelle case, era fondamentale: ci si cuoceva la polenta, le minestre e tutto il mangiare “caldo”, per cui doveva essere sempre ben pulito, perché se cadeva un pezzo di caligine nelle pentole, saltava il pasto e, a quei tempi, non ce se lo poteva permettere. Per questo motivo alcune persone, spinte dall’estrema povertà e dalle numerose bocche da sfamare, intraprendevano il mestiere di spazzacamino, lavoro indubbiamente duro e pericoloso.

Tra gli spazzacamini si contavano anche molti bambini: più piccoli erano, più riuscivano a calarsi facilmente all’interno dei camini. Ma possiamo immaginare quanta fatica potesse costare, a creature così piccole, lo strappare via la durissima caligine che si formava.

La cosa più difficile e importante, per lo spazzacamino, era il modo con cui si doveva salire su per il camino. Bisognava spegnere il fuoco, portare via i tizzoni, staccare la catena e togliere la barra che la teneva agganciata. Poi il padrone reggeva sulle ginocchia il bambino e lo infilava su per il camino. Il bambino con la forza dei gomiti, coi ginocchi e con la schiena saliva sul camino, mentre saliva doveva pulire tre pareti, quella davanti e quelle di fianco. Poi, una volta arrivato in cima, scendeva e puliva la quarta parete. Sul camino si saliva a piedi nudi, senza scarpe e senza calze.

Non era infrequente vedere gruppi di bambini che percorrevano le strade dei paesi o delle città. Solitamente accompagnati dal “padrone”, che preventivamente li obbligava di sporcarsi la faccia con della caligine, perché se fossero stati puliti, le persone potevano pensare che non sapessero fare il proprio mestiere.