L’idea solidale di un ingegnere montecosarese e uno milanese: protesi da donare ai mutilati ucraini

Restituire l’autonomia a chi l’ha persa in una guerra che da oltre un anno sta martoriando i loro corpi, oltre che le case e le città. In Ucraina sono circa 50mila i civili che si ritrovano con un arto amputato, gamba o braccio che sia, spesso senza la possibilità di accedere alle cure necessarie. Un problema poco conosciuto ma drammatico di cui hanno deciso di occuparsi due ingegneri meccanici, il montecosarese (ma residente a Modena) Luca Castignani e il milanese Daniele Bonacini, determinati a raccogliere 500mila euro necessari a donare mille protesi di arti inferiori a chi oggi ne ha più bisogno nel Paese.

Due amici, un’idea
«Daniele è straordinario», lo introduce Luca Castignani, ex ingegnere in Ferrari e attualmente manager della multinazionale Hexagon nella città della Ghirlandina. È lui l’anima della raccolta fondi che vuole dare slancio solidale alla tecnologia progettata e distribuita dall’azienda fondata a Milano nel 2007 dall’amico: Roadrunnerfoot Engineering, la prima in Italia a produrre protesi innovative per camminare e correre.

Daniele Bonacini, nel 2015 ha dato vita anche all’associazione senza fini di lucro RoadRunnerHeart, che si impegna a rendere accessibile questa tecnologia a persone indigenti di tutto il mondo. Lui stesso, a seguito di un incidente stradale, ha subito un’amputazione sotto il ginocchio e ha dovuto costruirsi una nuova normalità che non includesse più la sua gamba destra. Era l’antivigilia di Natale del 1993 e, a quel tempo, Daniele e Luca studiavano insieme a Milano. Poco più che ventenni, erano appena tornati da un interrail in giro per l’Europa. «Dopo l’operazione piano piano ci siamo persi – racconta l’ingegnere montecosarese – allora non c’erano i cellulari e le nostre vite sono andate in direzioni diverse». Daniele, ad esempio, è stato un atleta paralimpico (ad Atene 2004 arrivò sesto nel salto in lungo).

«Di recente l’ho ritrovato per caso grazie a Linkedin e abbiamo ripreso la nostra amicizia. Quando qualche mese fa ho letto un articolo in cui si raccontava dell’invio di protesi per arti inferiori in Ucraina, gli ho subito chiesto un parere da esperto: secondo lui, quelle protesi non sarebbero state confortevoli. L’idea di produrre e di regalare le sue, che sono delle “Ferrari”, è nata proprio nel corso di quel confronto».

Protesi in carbonio
Le protesi in fibra di carbonio di Roadrunnerfoot Engineering riproducono naturalmente il movimento umano dei muscoli inferiori e degli arti, offrendo stabilità e prestazioni migliori sia nella camminata che nella corsa. «Ogni prodotto è realizzato pensando all’utenza e alle esigenze funzionali che richiede – sottolinea Bonacini – La base di partenza è l’analisi del cammino e della corsa di soggetti normali, per definire le caratteristiche che deve avere la protesi in modo che l’arto protesico abbia la stessa funzionalità dell’arto sano. Per affrontare questa attività utilizzano attrezzature sofisticate e costose tra cui sistemi optoelettronici, telecamere a infrarossi, pedane piezoelettriche e software di simulazione del cammino e delle caratteristiche meccaniche del componente protesico. Daniele le protesi per i civili ucraini le metterà a disposizione al prezzo di costo, non a quello di vendita «E questo dà la misura delle persona generosa che è», commenta Luca. Serviranno dunque 500 euro per migliorare la vita di ciascun amputato, cifra che si traduce nel mezzo milione necessario a garantire il diritto alla salute a mille civili diventati improvvisamente disabili a causa degli eventi bellici che hanno sconvolto il Paese.

In concreto, ecco come funzionerà: le donazioni al progetto vengono fatte all’associazione no profit RoadRunnerHeart, che le ordina a Roadrunnerfoot Engineering, incaricata di produrle (ci vogliono circa due mesi per completare un lotto), la quale le consegna a tre organizzazioni no profit di fiducia incaricate di raccogliere i bisogni, di gestire la logistica in loco e soprattutto di realizzare le protesi su misura per ogni amputato con tecnici ortopedici esperti. Le realtà designate sono Protez Foundation (protezfoundation.com), l’ospedale di San Luca in collaborazione con l’arcidiocesi Ivano Frankivs’k e la curia di Forlì, infine l’ospedale di Leopoli grazie al supporto della dottoressa Matilde Leonardi del Besta di Milano (dove fu operato Daniele). Martedì sono state spedite le prime protesi a Protez Foundation, il cui magazzino si trova al confine con la Polonia. Ma la strada è lunga.

Raccolta fondi
«Vogliamo davvero essere in grado di toccare la vita di mille persone e sostenere parte di ciò che è necessario», dicono i due amici. Proprio da Modena è partita la raccolta fondi che nei prossimi mesi punta ad avere un’accelerazione importante dopo il risultato concreto dell’invio delle prime trenta protesi nel mese di aprile. Dominique Gallello, ex Ceo di Msc Software e amico dell’ingegnere modenese, è stato il primo a credere nel progetto con una donazione importante. «Sarà una partita a poker e la prima fiche è stata messa sul tavolo» commenta Luca, speranzoso del fatto che molte altre imprese italiane della Motor Valley decidano di supportarli. Chi fosse interessato a donare può prendere contatto con i due ingegneri (Luca: giasone72@gmail.com) o eseguire direttamente un bonifico con causale “Progetto Ucraina” all’associazione di Daniele Bonacini “Roadrunnerheart” (Iban IT79 Y 06230 09467 0000 30848623).

Alice Benatti – Gazzetta di Modena

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