Un tuffo nel passato venne riproposto nell’aprile del 2005 con la rappresentazione – particolarmente cara ai montecosaresi – di “Due dozzine di rose scarlatte“, promossa dal Centro del Collezionismo. Molto bravi gli attori, alcuni al debutto ufficiale, che sono riusciti ad appassionare il pubblico senza far rimpiangere i loro predecessori. L’interpretazione, soprattutto nella dizione (quanto è difficile parlare in italiano…), è risultata sicuramente all’altezza dell’impegno profuso. Anche qui va riconosciuto il merito di aver dimostrato una certa professionalità nel cercare di ispirarsi e confrontarsi con veri artisti impegnati in quei giorni al teatro Ghione di Roma.
E così una bella mattina di festa andarono in pullman a Roma (un viaggio accidentato durato 6 ore!) per spulciare personalmente le… ventiquattro rose. Sto parlando della cuoca bolognese (Claudia Berrettoni) della spumeggiante Luisa (Lucia Boschi), del compassato ingegner Verani (Alfredo Canuti) e del suo amico sornione avvocato Savelli (Alessandro Marinozzi), la brillante signorina Clara (Giada Guardati) e il fioraio Moroni (Claudio Scipioni). Sempre con la regia di chi scrive (Paolo Marinozzi), hanno dato il loro fondamentale supporto i soliti noti con in testa Antonio Boschi che, coadiuvato da Elio Acquaroli e Giuliano Boschi, per l’occasione ha realizzato una stupenda cornice scenografica con tanto di balcone sui tetti di Roma e vista sul Cupolone! La precedente esperienza maturata con l’allestimento di presepi (in chiesa e teatro) e carri allegorici (per i vari paesi marchigiani) ha sicuramente favorito la conferma della sua fantastica genialità.
Tra gli altri collaboratori che hanno contribuito al felice risultato della rappresentazione vanno menzionati: Marco Moscetta per l’arredamento scenico, Elvia Mengoni per i costumi, Francesco Salvi per le rifiniture pittoriche e Alessandro Boschi per l’assistenza tecnica.
Nello stesso anno altre due commedie dialettali di Dante Cecchi vennero proposte dalla Compagnia del Piccolo Teatro: “Lo petrojo” e “Cumme lu sole“, dove per entrambe l’adattamento in dialetto montecosarese e la regia sono state attentamente curate da Marcello Pizzuti. Nella prima si sparge la notizia che in un terreno ci fosse il petrolio. Iniziano allora le ripicche, lotte e battibecchi per capire cosa fare di questo terreno e della sua enorme ricchezza. Nella seconda, senz’altro più conosciuta, tre spasimanti si contendono le grazie della giovane Rosetta, Tra il volere del padre, il preferito della madre e colui che da sempre la fa sognare, la povera ragazza non sa cosa fare. Ma, seppur tra intrighi ed equivoci, alla fine l’amore trionferà.
Sotto la direzione impeccabile di Pizzuti si sono alternati nelle due rappresentazioni Michele Liberati, Michela Angeletti, Nicola Perugini, Marco Cingolani, Sergio Vannucchi, Alex Stizza, Andrea Pizzuti, Annalisa Piolo, Maria Vittoria Capozucca, Benedetta Morresi, Luca Peroni, Mirko Angeletti e lo stesso Marcello Pizzuti.
Tratto dal libro “Per un pugno di coriandoli” di Paolo Marinozzi – Centro del collezionismo