Dal 1923 al 1964 (nelle Marche) c’era la “Timo” (Telefoni Italia Medio Orientale) poi, dal 1964 al 1994 è stata la volta della “Sip”, quindi della “Telecom”, fino al 13 gennaio 2016, quando ha adottato il marchio unificato “Tim”, ovvero i telefonini hanno avuto la meglio sui telefoni. Il primo telefono nella casa di un italiano appartenne a un certo signor Giovanni Uberti di Roma, era il 1881 e gli dettero il numero 1. Nel 1936 si raggiunse il traguardo di un abbonato ogni cento abitanti. Ma la vera diffusione avviene nel primo dopoguerra, anche se le tariffe erano altissime. Spariscono la manovella di chiamata e la pila, gli apparecchi sono installati a muro e per parlare si deve stare in piedi.
Fino agli anni 70, per poter risparmiare, la Sip offriva abbonamenti duplex (due numeri diversi su un unico cavo), famosi per essere stati causa di frequenti scontri fra famiglie attigue e di innumerevoli botte date sul muro per intimare agli innamorati di liberare la linea. Chi non poteva permettersi il telefono in casa doveva andare nei Posti telefonici pubblici, gli antesignani delle cabine. Molti erano ospitati in bar selezionati. La prima cabina telefonica pubblica indipendente, in mezzo a un marciapiede, fu inaugurata nel 1952 in piazza San Babila a Milano. Nel 1954 c’era un telefono pubblico in ogni comune italiano. Negli anni 60 le interurbane costavano tantissimo e bisognava prenotarsi e aspettare il collegamento delle centraliniste. Fino agli anni 80 le chiamate intercontinentali costano l’equivalente di 100 euro al minuto. Nel 1998 fu reso obbligatorio il prefisso anche per le telefonate urbane. Il resto è storia dei nostri giorni: cellulari, smatphone……